Taser anche alla Polizia Municipale. E’ sempre sicuro? Video intervista al prof. Maurizio Santomauro
NAPOLI – VIDEO Il taser potrebbe entrare presto nella dotazione della polizia municipale di molte città italiane. Conosciuto anche come dissuasore o pistola stordente, il taser colpisce l’obiettivo con una scarica elettrica che dovrebbe renderlo inoffensivo senza creare problemi di salute.
Saranno utilizzati i taser X2 di Axon, già in dotazione alla Polizia di Stato, all’Arma dei Carabinieri e alla Guardia di Finanza. Si tratta di un’arma comune ad impulsi elettrici, che spara dardi che rimangono collegati all’arma per mezzo di fili conduttori. La scossa elettrica inibisce temporaneamente le funzioni motorie, impedendo, attraverso la contrazione muscolare, ulteriori movimenti. L’uso dei taser è escluso nell’esecuzione dei provvedimenti di Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO). Il personale di Polizia Municipale sarà debitamente formato. Il taser è considerato uno strumento di autodifesa degli agenti della Polizia Municipale, anche ai fini di deterrenza, in particolare nelle operazioni di pronto intervento per neutralizzare comportamenti aggressivi ed evitare situazioni ad alto rischio per l’incolumità pubblica. Assieme al taser gli agenti saranno dotati di microcamere indossabili, bodycam che si attiveranno automaticamente all’estrazione dell’arma a impulsi. In questo modo si potrà documentare l’utilizzo dell’arma a tutela dei diritti.
Il professore Maurizio Santomauro, già cardiologo del Policlinico Federico II di Napoli e oggi presidente nazionale della associazione scientifica “Gruppo Intervento Emergenze Cardiologiche” mette in guardia sul rischio di decesso correlato all’uso della pistola elettrica taser. Infatti, la corrente elettrica erogata per immobilizzare una persona potrebbe involontariamente causare un’aritmia e quindi provocare un decesso non voluto da parte di chi la usa.
Il taser X2 che usano le forze dell’ordine italiane emette scariche elettriche ad alta frequenza che durano massimo 5 secondi ciascuna e hanno una tensione di 50.000 volt. e un amperaggio di 6 milliampere.
Santomauro evidenzia che dal 2001, data di acquisizione dal taser nel Nord America, i morti sono stati centinaia. Può essere letale soprattutto per quegli individui che già hanno patologie pregresse, aspetto che chi fa uso di un taser non conosce.
Alcune patologie cardiache congenite in particolare come le canalopatie aritmogene tipo Sindrome del Q-T Lungo o acquisite come la cardiopatia ischemica rendono più vulnerabili al taser alcuni individui. Inoltre potrebbe interferire con alcuni dispositivi medici impiantati, tipo il pacemaker o il defibrillatore impiantabile. Ma anche persone anche senza problemi cardiaci potrebbero perdere la vita se colpiti da questa arma, infatti è vietato l’uso nei bambini, anziani sopra i 65 anni e donne in gravidanza.
La ricerca scientifica oggi include tra le categorie più vulnerabili anche coloro che hanno assunto farmaci, in particolare psicofarmaci, alte quantità di alcol e droghe (in particolare cocaina). In questi soggetti si scatena una sindrome particolare chiamata “delirio eccitato” caratterizzata dall’ipereccitazione e da uno stato di assenza psichica che provoca una forte ipertermia, la distorsione della realtà e il dispiego di un’enorme forza fisica. Questi sintomi provocano un’acidosi metabolica che predispone il cuore ad una aritmia letale se colpiti da una scarica elettrica anche se di bassa intensità. E’ possibile che il delirio eccitato sia una forma di sindrome di Takotsubo che è una forma di cardiomiopatia non ischemica da stress temporaneo a coronarie integre che simula l’infarto acuto. In questi casi quindi è possibile dopo una scarica elettrica non riscontrare nessuna lesione patologica né del miocardio né delle coronarie all’autopsia. Gli antipsicotici come le fenotiazine piperaziniche e la clotiapina allungano l’intervallo Q-T causando una Sindrome del Q-T lungo iatrogena e predispongono al rischio di arresto cardiaco da fibrillazione ventricolare. Inoltre gli stabilizzanti dell’umore (litio, valproato, carbamazepina, oxcarbazepina, lamotrigina) esercitano delle influenze sulla ripolarizzazione ventricolare e la loro assunzione assieme a antipsicotici e antidepressivi potrebbe causare effetti proaritmici (litio o antiepilettici). L’assunzione di grandi quantità di alcol, di droghe e di psicofarmaci potrebbe quindi creare un substrato aritmogeno che renderebbe questi individui piu’ vulnerabili alla elettrocuzione provocata dal Taser.
In Italia negli ultimi mesi in 4 casi si è verificato il decesso dopo l’uso del Taser (Olbia, Genova, Reggio Emilia e Napoli). Tutti avevano assunto precedentemente alcol e stupefacenti. E’ possibile che si sia provocato involontariamente un arresto cardiaco a causa di questi meccanismi?
In attesa delle relazioni conclusive dei medici legali basati sugli esami tossicologici e sull’autopsia è opportuno dal punto di vista medico proporre delle integrazioni al protocollo vigente previsto dal dipartimento di Pubblica Sicurezza.
E’ corretto ricordare che in Italia prima di autorizzare l’uso della taser è necessario che gli agenti seguano un corso specifico di addestramento. Il protocollo prevede di evitare di colpire alcune parti del corpo particolarmente sensibili come il volto, la zona precordiale e i genitali.
Non potendo quindi escludere il rischio potenziale del taser di generare un decesso da arresto cardiaco involontario la nostra Associazione e il Sistema di Emergenza SIS 118 ha proposto di dotare le unità di polizia di un defibrillatore integrando l’addestramento degli agenti anche alle manovre di primo soccorso cardio-rianimatorio e all’uso di un defibrillatore semiautomatico da applicare immediatamente in attesa dell’ambulanza di emergenza.












