Conclave: Papa Benedetto XVI potrebbe cambiarne le regole

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Inizialmente si pensava al 15 marzo come primo giorno utile nel quale indire il Conclave, ma è già da qualche giorno che girano voci secondo cui lo si potrebbe anticipare addirittura al 3 o 5 marzo,  poichè alla data di fine del Pontificato, il 28 febbraio 2013, non vanno aggiunti i 10/15 giorni che in genere trascorrono dopo il decesso di un Papa. Dunque in questo caso “si potrebbero modificare le regole che  lo governano” e il Papa, fino al 28 febbraio, è l’unico che potrebbe legiferare sul Conclave. Una regola che “vale ancora oggi”, e che quindi comporta il fatto che “in teoria, se entro quella data alle ore 20, arriva qualche nuova norma in materia, è quella da seguire”.

Se, invece, tale norma “non arriva”, dalle ore 20 del 28 febbraio “il Papa non è più Papa, e spetta al Collegio cardinalizio predisporre tutto perché si convochi il Conclave”.

A ribadirlo, rispondendo alle domande dei giornalisti nel briefing di oggi, è stato Ambrogio Piazzoni, viceprefetto della Biblioteca apostolica vaticana, che ha tenuto un ampio excursus storico sul Conclave dalle origini ai giorni nostri.

“Ancora oggi, il Papa è l’unico che può cambiare le regole dell’elezione del nuovo Pontefice”, ha ricordato l’esperto sottolineando che ad ogni pontificato sono da considerarsi automaticamente abrogate le norme stabilite in materia dal Pontefice precedente, proprio per ribadire l’assoluta autorità del Papa regnante circa questa delicata materia.

Nel  1935 Pio XI,  emanò una costituzione relativa all’elezione del Pontefice, senza però cambiare nulla rispetto alle norme precedenti, “quasi a sottolineare che il Papa poteva in ogni caso, e deve sempre intervenire, nella legislazione sul Conclave”, ha commentato Piazzoni.

Nella storia della Chiesa, ha ribadito Piazzoni, “è esistita in vari momenti una legislazione di emergenza per quanto riguarda il Conclave”. Nel Medioevo, ad esempio, quando è nata l’esigenza di difendersi dal potere degli imperatori, o ai tempi di Napoleone, quando Pio VII emanò delle norme che prevedevano l’eventualità per cui, “se il papa veniva fatto prigioniero da una potenza straniera, per ciò stesso iniziava la sede vacante”.

Se Napoleone, insomma, avesse fatto prigioniero Pio VI, “non avrebbe avuto tra le mani un Papa, ma un ex Papa”. Situazione per certi versi analoga a quella che, fatti i dovuti distinguo storici, si poteva paventare per Leone XIII, subito dopo l’arrivo del Regno d’Italia a Roma.

“È vero anche che Pio XII – ha detto Piazzoni – pensò all’impossibilità di svolgere il suo compito”, e alla possibilità per i cardinali elettori, in caso di guerra, di “riunirsi in un luogo diverso” da Roma per procedere all’elezione del Papa.

Ritornando al prossimo Conclave, la questione dipende dalla valutazione del Papa e se vi sarà questo documento verrà reso noto nel modo opportuno.

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