“Covid-19…Il Paese che verrà/23” Donato Aiello Felicità Resiliente

donato-aielloIl dottor Donato Aiello, commercialista, è Presidente del Patto Territoriale della Penisola Sorrentina una società che sviluppa politiche ed iniziative a carattere comprensoriale attivando sinergie pubblico-private. Dispone quindi di un osservatorio privilegiato sullo stato dell’arte nell’area della fascia costiera e con lui sviluppiamo un ragionamento a trecentosessanta gradi sul presente e soprattutto sul futuro che ci attende.

Dottor Aiello, che cosa l’ha colpita di più fino a questo momento dell’emergenza covid-19?

“Sono senza fine le regole emanate ai vari livelli di governo, numerosi i discorsi ufficiali e le interviste rilasciate dai leader politici, tutto per far fronte all’emergenza Covid-19. Sia i media tradizionali sia quelli maggiormente innovativi sono tutti orientati su tematiche da mainstream; i dati sulla pandemia ci vengono riportati come i risultati di una gara sportiva, come con il Giro d’Italia, ogni giorno sappiamo come si è posizionata la nostra Regione ma anche la nostra nazione nel mondo!
A fronte di questa comunicazione giornaliera e onnipresente, è impressionante, almeno per la mia piccola esperienza di professionista di provincia, il disorientamento delle persone! Cosa accadrà e cosa dobbiamo fare? I problemi quotidiani non sono esercizio di retorica, ruotano attorno a problemi concreti, anche degli imprenditori: quando riaprirò l’attività? Ci riuscirò davvero? Con quali presidi a tutela della salute pubblica? Giocoforza, di fronte ai medesimi interrogativi, ci si ritrova a interrogarsi, allargando via via il campo di riflessione e tralasciando il contesto personale in favore della società globale in cui viviamo: quale futuro per tutti noi? Lo schema concettuale che utilizzo per ampliare questa riflessione sul momento difficile che sta vivendo tutto il mondo, focalizzandomi sulla Penisola Sorrentina, si basa sull’individuazione di un concetto di capitale che si compone di quattro forme: economico, naturale, umano e sociale (sul tema si veda https://www.unece.org/fileadmin/DAM/stats/publications/Measuring_sustainable_development.pdf.”)”.

Quindi il problema di fondo è come garantire sviluppo in armonia con la conservazione di queste forme di capitale che poi diventano un tutt’uno…

“Il presupposto di questo schema concettuale è l’assunto che: preservare e assicurare lo sviluppo equilibrato delle diverse forme di capitale è condizione per il benessere di tutta la società. Il depauperamento di questi asset rende insostenibile il processo di sviluppo, la “macchina” funziona finché non vengono esaurite le diverse risorse di capitale (umano, sociali, naturali ed economico) che la alimentano. Quello su cui si vuol riflettere è un modello di sviluppo sostenibile, non incentrato sulla crescita del prodotto interno lordo dei paesi, ma che guarda al benessere di tutti, una condizione fatta di migliori condizioni di salute, lavoro, rapporti interpersonali, qualità dell’ambiente, ecc. Se si riconosce che i risultati ottenuti dall’attività economica e sociale dell’uomo, positivi o negativi che siano, hanno, a loro volta, un impatto diretto sulle diverse forme di capitale (la salute e l’educazione sul capitale umano, il reddito sul capitale economico, ecc.), si determina un meccanismo di retroazione che assicura uno sviluppo sostenibile”.

Lei quindi delinea come strategia azioni che salvaguardino l’esistente, ma che lo proietti sui nuovi scenari?

“Si ribalta il panorama d’azione individuando un chiaro percorso per far fronte alla crisi di questi giorni. Ogni azione deve essere rivolta al mantenimento e alla crescita del capitale sociale come sopra individuato. Ora il punto è capire: dove agire, quali sia la grandezza e l’ampiezza del territorio su cui intervenire per salvare e, se possibile, valorizzare questi capitali? Chiaramente la domanda è diversa e dipende dalle posizioni e dai ruoli ricoperti. Poniamo l’attenzione sulle istituzioni a noi più vicine, quali i Comuni della Penisola Sorrentina, del territorio che va da Castellammare di Stabia a Massalubrense. Un territorio caratterizzato da una forte conurbazione, che condivide risorse strategiche, economiche che vanno dalle coste al Monte Faito e ai Parchi Archeologici ma che conserva criticità comuni importanti. Criticità per le attività imprenditoriali, che oggi, in un periodo di recessione economica, vanno affrontate ancora in modo più urgente. Esse spaziano dalla difficoltà alla mobilità di persone e merci nell’area ad un’economia troppo debolmente legata ad un’unica filiera, quella del turismo. Su quest’area, a fronte di un’unica vocazione e dinamiche economiche omogenee, vi è la presenza di ben 7 comuni!”

Ritiene quindi che occorra inaugurare una stagione nuova fondata sulle sinergie tra le realtà istituzionali dell’area nel suo insieme?

“Con le già delineate forti connessioni ci si interroga: è pensabile un intervento efficace di azione di difesa e crescita dei capitali (umano, sociale, naturale ed economico) in un contesto di isolamento e senza un coordinamento di area di ogni singolo ente? Si può negare che una politica di sostegno al capitale sociale, nell’area Penisola Sorrentina risulterebbe più efficiente ed efficace se svolta in una logica di coordinamento e di solidarietà di area? Un esempio per tutti può essere l’agricoltura, un comparto produttivo con la caratteristica di influenzare tutte le forme di capitale che abbiamo considerato. Essa ha da sempre rivestito un ruolo cruciale per la nostra area, paragonabile a quello di un giardiniere che ne assicura la bellezza.
Ad oggi, però, questo settore non trova sempre la dovuta attenzione e sostegno da parte degli enti locali anche a causa della bassa massa critica, di aziende agricole presenti su ogni territorio comunale. Potrebbe cambiare il discorso se si considerasse la filiera agricola dell’intera area della Penisola Sorrentina?
L’esempio non l’ho scelto a caso in quanto l’importanza di preservare l’agricoltura nella nostra area è da sempre significativo, ma oggi risulta cruciale: è necessario assicurare un futuro al settore primario poiché una maggiore sicurezza alimentare e una filiera corta saranno saranno sempre più essenziali per la salute e per l’economia!”.

Che altro ritiene importante mettere in atto in questo momento nell’area costiera?

“Soluzione di criticità storiche della nostra area non sono più rimandabili e vanno affrontate con la partecipazione di tutti. Il problema atavico della mancanza di collaborazione fra i diversi attori istituzionali, oggi più che mai, va affrontato e risolto. “Siamo o molto probabilmente saremo in una condizione di insostenibilità (distruzione permanente dei capitali), il problema non è più quello di fare meglio di quanto fatto nel passato, continuando ad “adattare” il funzionamento del sistema alle mutate condizioni. Piuttosto è quello di procedere ad una vera e propria trasformazione di quest’ultimo, senza la quale è impensabile evitare di andare a sbattere contro le “onde” del mare in tempesta della crisi socio-sanitaria, ma soprattutto economica, che stiamo vivendo! Non c’è tempo! Abbiamo bisogno di una rivoluzione!
La mancanza di una “teoria della rivoluzione” in grado di indicare valori “soglia” della disoccupazione, della povertà e dell’esclusione sociale, oltre i quali si potrebbe determinare una “insostenibilità sociale”, rende particolarmente difficile integrare questa dimensione nel quadro concettuale di un’azione fattiva”.

Allora proviamo a individuare questo percorso…

“Nello schema che ho appena illustrato potrebbero essere aggiunti due elementi sempre più spesso considerati alla base del benessere sociale da economisti, psicologi e filosofi: “la felicità, intesa non come sentimento istantaneo e transitorio, ma come soddisfazione per la propria vita, e la resilienza, cioè la capacità di reagire positivamente ad uno shock, tornando alla posizione precedente a quest’ultimo”. Entrambi questi elementi hanno assunto, nel corso degli ultimi anni, un ruolo crescente anche nel dibattito economico. All’interno dello schema proposto, a fronte di uno shock (dovuto all’emgergenza socio socio-sanitaria, finanziaria, economica, ambientale, ecc.) il sistema dovrebbe essere riportato alla posizione precedente solo se quest’ultima è considerata coerente con una condizione di sviluppo sostenibile e con la felicità. Altrimenti si dovrebbe utilizzare l’occasione dello shock non per tornare indietro, ma per saltare avanti, verso una nuova posizione di equilibrio, “resilienza trasformativa”, che sfrutta la spinta derivante dallo shock per compiere un balzo in avanti, piuttosto che cercare di tornare indietro. Possiamo rappresentare un quadro di riferimento articolato e coerente per leggere la realtà, anticipare gli shock prossimi venturi, preparare il sistema ad assorbirli, ad aggiustarsi o a trasformarsi a seconda dei casi; attraverso politiche integrate e altri processi saremo in grado di portare l’area della Penisola Sorrentina su un sentiero di sviluppo veramente sostenibile, improntato sulla solidarietà verso i più deboli e a garanzia di una prospettiva reale per legenerazioni future! A seconda del modello di produzione e di consumo adottato, della strategia di uscita dalla crisi, verrà generata una certa quantità di “scarti”, sia fisici (spazzatura, sostanze” inquinanti, ecc.), ma purtroppo anche umani (disoccupati, poveri, ecc.), per usare il linguaggio dell’Enciclica di Papa Francesco Laudato Sii’. La solidarietà, intesa come principio ispiratore delle scelte umane, conviene a tutti Ridurre gli scarti conviene a tutti! La produzione di scarti ha un effetto negativo sul livello di benessere delle singole persone che lo subiscono ma anche nella società nel suo complesso”.

Quindi occorrerà ridurre le fasce di esclusione, di produzione di “scarti fisici e umani”?

“La quantità di scarti fisici e umani generati ha un impatto diretto sui cosiddetti “servizi ecosistemici”, cioè i benefici generati dagli ecosistemi a favore del genere umano e sui “servizi sociosistemici”, cioè quelli generati dalla società a beneficio degli esseri umani e necessari alla vita economica e sociale. Sia i servizi ecosistemici sia quelli sociosistemici esercitano, a loro volta, un importante effetto sul benessere delle persone, il quale influenza il capitale umano e sociale, analogamente a quanto avviene per gli investimenti con riferimento al capitale fisico e naturale. La differenza tra l’approccio dello sviluppo sostenibile solidale, con l’uomo al centro, e quello volto alla miopia del mantenimento dello status quo e degli interessi più forti,risiede, nell’ampiezza e nella tipologia degli effetti presi in considerazionee, soprattutto, nella dimensione della solidarietà verso i più deboli”.

Come ci si potrebbe comportare allora?

“Niente di più facile che smettere di fumare: lo faccio venti volte al giorno”, diceva Oscar Wilde. Io invece che non ho mai sognato di fumare una sigaretta, preferisco dire: “sognare di cambiare il mondo è facile: lo faccio venti volte al giorno”. Magari se lo facciamo tutti assieme basterà farlo una sola volta, e chi sa, saremo tutti più felici!
Da dove partire? Convincerci che c’è un modo differente di fare le cose con cui possono stare tutti meglio! Il lockdown ci ha fatto scoprire lo smart working, le teleconferenze un diverso stile di vita con un utilizzo del tempo e delle risorse economiche più attento. Non lo perdiamo! Ci ha fatto riflettere sull’importanza della comunità, dello Stato, delle Regioni e dei Comuni ci ha fatto comprendere quanto l’intervento pubblico sia una risorsa indispensabile, soprattutto in un momento difficile come questo e che dobbiamo puntare ad aumentarne l’efficacia e l’efficienza, tuteliamo questa risorsa!.!
La felicità e la resilienza trasformativa dipendono da noi, è questa la vera sfida odierna che dobbiamo vincere!”.

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