Pasqua 2020, nessun saio quest’anno ma camici e tute…

medici-in-corsiaNessun saio quest’anno ma camici e tute, rigorosamente bianchi. Nessun cappuccio ma mascherine, cuffie ed occhiali. Non i guanti di filo, ma doppi guanti in lattice. 2020 le processioni del ricordo della passione del Cristo non si svolgono nel meridione del Paese, secondo la tradizione spagnola, ma si snodano dalla Città dei Mille, ai piedi delle prealpi orobiche. Non i confratelli, penitenti ed incappucciati, ma camion militari carichi di bare. Non c’è la luce tremolante delle candele, delle fiaccole e dei lumi ma l’azzurro dominante e stroboscopico dei lampeggianti delle auto di scorta. Non si ode la nenia quadrifonica delle voci maschile nè quella acuta del coro delle voci bianche ma urla il silenzio dei morti soli, nelle case di riposo come nelle terapie intensive. I Martìri non hanno bisogno di vassoi su cui poggiare ma sono stampati negli occhi e nelle mani tremolanti di medici ed operatori stanchi. Il tuo dolore, Madre, è grande come il mare; e non è solo la statua dell’Addolorata che versa lacrime nè il solo cuore trafitto ma sono padri, madri, sorelle, fratelli, figli, nipoti che provano la sensazione dell’estirpazione dell’affetto. Non sfila il telo della Veronica ma lenzuola utilizzate come sudari. I dadi, il destino li ha tirati ma non per una veste ma per una vita. I chiodi sono la paura di non tornare, i flagelli, l’ultima telefonata prima di essere intubato, la corona di spine è il casco che permette la ventilazione assistita, il catino dove Pilato si lavò le mani sono i flaconi di soluzione disinfettante. Non c’è la luna piena a rischiarare la notte nè lo sciabordio lento e cadenzato delle onde sul bagnasciuga che s’intravede dal belvedere. Non si gonfia lo stendardo alla brezza marina. Non s’ode il ritmo incalzante dei timpani ma solo il silenzio dei morti e lo stridulo gemito delle sirene. Anche questa è commemorazione della passione di chi ha condiviso la condizione umana e, come il giorno segue ogni notte, anche noi torneremo a vita ma abbiamo il compito, il dovere e l’obbligo a non dimenticare. Buona Pasqua

di Vincenzo Romano

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