L’estinzione dei ricci di mare nel Mediterraneo

riccioDa bambini si andava al mare felici e spensierati, boccaglio e maschera l’indossavamo appena arrivati sulla spiaggia, ci si tuffava tra le onde, avendo in testa l’idea di imitare nel nostro piccolo Jacques-Yves Cousteau, desideravamo esplorare come lui il nostro mare alla ricerca di nuovi pesci, molluschi e crostacei. Il mare quarant’anni fa, da noi in penisola sorrentina, aveva fondali ricoperti di Posidonia dove si nascondevano animali marini d’ogni specie. Ricordo la scoperta dei ricci, l’attenzione nel raccoglierli, l’emozione nel riuscire ad aprirli per mangiarne il frutto (le gonadi) rosso corallo, con un pezzo di pane e un buon bicchier di vino oppure, usandoli come esca, aperti con le gonadi ben in vista su una roccia sul fondo, l’attesa per il sarago che si sarebbe fatto vivo e noi pronti a infilzarlo con la fiocina. Oggi tutto questo non c’è più, non ci sono più pesci, non c’è più la Posidonia ed è notizia di questi giorni che anche il riccio di mare sta scomparendo. Il Paracentrotus lividus o riccio di mare è in via di estinzione, a darne il drammatico annuncio sono stati i responsabili dell’Istituto di ricerca oceanografica e limnologica di Israele che hanno sentenziato: “Sterminati da riscaldamento del Mediterraneo e inquinanti”, lo stesso spopolamento a dire il vero, lo avevano già rubricato le ricerche condotte nei nostri mari dai ricercatori europei, che puntavano l’indice sui cambiamenti climatici: negli ultimi trent’anni, infatti, il mar Mediterraneo ha registrato un incremento della temperatura di ben 3°C. E se per i buongustai israeliani non sarà una tragedia, visto che il riccio di mare non rientra nella cucina kosher, per noi latini la perdita è seria, niente più pane vino e ricci e neanche spaghetti ai ricci di mare. A poco o nulla è servito il decreto ministeriale del 12 gennaio 1995 che ne regola la pesca, le alghe di cui si cibano i ricci di mare stanno scomparendo vuoi per la temperatura vuoi per l’arrivo dei nostri mari del pesce coniglio, specie non autoctona, che è entrato in competizione alimentare con gli stessi echinodermi, che di fatti stanno morendo di fame. Rimarrà solo un ricordo d’infanzia legato alle nostre generazioni il tuffo in mare con maschera e boccaglio alla scoperta delle meraviglie del mare? Liberiamoci dalla plastica, liberiamoci dalle nostre cattive abitudini di esseri umani trasformati in consumatori, è vergognoso e immorale nei confronti di chi verrà dopo di noi consegnare a loro un Paradiso trasformato in pattumiera!
di Luigi De Rosa

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