“Fate prestissimo”, nel 2012 oltre 12mila fallimenti in Italia

di Gaetano Mastellone*

Gaetano Mastellone

Gaetano Mastellone

La Cribis D&B, società del Gruppo Crif, ha elaborato un report dal titolo Analisi dei fallimenti in Italia. Ebbene, nell’anno 2012, domenica e festività incluse, ogni giorno 34 imprese sono state costrette a portare il libri in Tribunale. Pertanto la cifra totale è di 12.463 fallimenti in Italia, da gennaio a dicembre 2012. Una cifra impressionante ed in assoluto il dato più alto dal 2009. Ciò significa che la crisi, partita dal 2007, solo nel 2012 ha iniziato a colpire pesantemente l’economia reale.  Il sistema produttivo italiano è in grossa sofferenza come lo è l’intero territorio italiano. La crisi globale sta allargando anche le distanze tra il Mezzogiorno e il resto del Paese. Il 2012 è stato un anno molto difficile per l’Italia e la crisi ha così colpito più pesantemente il Mezzogiorno e la ripresa, quando inizierà, sarà meno intensa nel sud d’Italia rispetto al resto del Paese. Il dato dei fallimenti del 2012 certamente non sorprende in quanto il perdurare della crisi economica, ancora irrisolta, non poteva non ricadere in modo pesante e diretto anche sull’indicatore dei Fallimenti. Già negli anni 2010/2011 l’indicatore dei ritardi dei pagamenti delle imprese italiane nei confronti dei propri fornitori era salito vertiginosamente nei giorni di ritardo accumulatisi.  Purtroppo è oramai assodato che la “cattiva performance” di pagamento sia il segnale più indicativo del rischio di fallimento di un’azienda. Il ciclo economico è una specie di domino, infatti si è creato proprio il pericoloso “effetto domino” che si è scaricato poi sulle banche con una impennata forte delle sofferenze. Oltre alle difficoltà delle imprese è importante far notare che anche le Famiglie italiane hanno fatto registrare un forte peggioramento della capacità di far fronte ai propri impegni finanziari. Nel 2011 l’ammontare dei debiti delle Famiglie italiane, i debiti scaduti e non pagati, è aumentato del 22%. Non poteva essere diversamente perché nel 2012 la crisi dei redditi delle Famiglie si è ulteriormente aggravata; l’importo disponibile per le famiglie, in termini reali, è diminuito per il quinto anno consecutivo, tornando ai livelli di 2° anni fa. A questi dati si aggiunge la disoccupazione che è arrivata all’11,1%; la disoccupazione dei giovani, fra i 15 e 24 anni, è cresciuta del 36,5% (Istat). Tutto ciò si è scaricato fortemente anche sul nostro sistema bancario italiano che ha visto crescere le sofferenze del 16,8% per un importo di oltre 130 miliardi! Questo è il preoccupante quadro italiano. Come sarà l’anno 2013? Leggo e sento dire che nella seconda parte dell’anno vi sarà un’inizio di ripresa. Non credo. Per avere l’inizio di una luce nel sistema economico dobbiamo aspettare l’anno 2014, nella seconda metà dell’anno. In tutta questa negatività abbiamo una piccola nota lieta. Nei mercati finanziari  la situazione si è radicalmente modificata. Se ricordate l’anno scorso c’era una forte tensione, o ciclone, nelle trading room bancarie. Ora c’è calma. La speculazione sui “debiti sovrani” si è placata. L’orizzonte sembra sgombro da nubi minacciose. Infatti come ben notate lo spread si è quasi assestato. Ho letto un interessante Report Note di Sara Yates (Global Currency Strategist di JP Morgan Private Bank) che dice: “ Nel 2013 i tassi d’interesse resteranno stabili, intorno all0 0,2% in Usa e allo 0,75% in area Bce. La crescita in Usa e Cina pare destinata a migliorare, mentre il rischio di regressione dell’Eurozona è stato sostanzialmente ridotto grazie alla politica di Draghi e della Bce”. Questa è l’analisi dello scenario nel suo complesso, ovviamente ogni tanto avremo qualche piccola, e breve, burrasca.  L’altra nota positiva che emerge dai vari report Note delle principali banche mondiali è che: “ Il collasso della moneta unica e l’implosione delle economie europee sono stati scongiurati, forse definitivamente”. Per finire affermo decisamente che molte colpe sono da imputare ai vari Capi di stato europei in quanto essi pensano più alla loro popolarità piuttosto che a battersi per l’effettiva unione politica europea.

*Direttore Centrale di Bpb e Vice Presidente Obi

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