Movimprese, sono 30mila in più nel terzo trimestre 2010

Una su tre è una società, crescono a rilento le artigiane, frenano i fallimenti. Turismo e servizi alle imprese i settori leader, bene le costruzioni
Il 40% del saldo al Sud, Puglia e Abruzzo regioni più dinamiche

Roma – I segnali di ripresa economica incoraggiano l’intraprendenza degli italiani e confermano la vitalità del nostro sistema imprenditoriale anche in tempi di crisi. Dopo il buon risultato del secondo trimestre, tra luglio e settembre il saldo tra imprese iscritte e cessate ai registri delle Camere di commercio, è stato positivo di 29.627 unità, un terzo in più di quanto rilevato nello stesso periodo del 2009. Il trimestre estivo evidenzia anche un rallentamento nella crescita delle aperture di procedure fallimentari rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (+13,8% contro +38%).
In particolare, le 85.220 nuove imprese iscritte rappresentano il valore più alto di tutti i corrispondenti trimestri dal 2003 ad oggi. Rispetto al dato dello scorso anno (quando nello stesso periodo le nuove iscrizioni furono 79.488), in termini assoluti la natalità ha fatto registrare un miglioramento del 7,21%. Le 55.593 imprese cessate, invece, risultato inferiori del -9,33% rispetto al dato del 2009, quando a chiudere i battenti furono ben 61.314 imprese. Come effetto di queste due favorevoli dinamiche, il saldo del terzo trimestre dell’anno è il secondo miglior risultato tra quelli degli ultimi otto, dopo quello del 2004, in netta ripresa (+63%) rispetto al 2009. Il buon risultato non si riflette appieno nell’andamento delle imprese artigiane, aumentate solo dello 0,24% (3.543 unità in più rispetto a fine giugno). In termini assoluti, a incidere positivamente sul saldo sono state soprattutto la crescita delle Società di capitali (+11.124 nel periodo), la tenuta del settore commerciale e dei servizi turistici (che insieme hanno determinato un terzo del saldo complessivo), il rilancio delle Ditte individuali che fanno registrare un saldo quasi quattro volte superiore a quello dello stesso periodo dello scorso anno (+15.082 unità, contro le 3.806 del 2009), cui hanno dato un forte contributo le imprese avviate da cittadini extra-comunitari, cresciute di 4.354 unità, il 28,9% del saldo trimestrale di tutte le Ditte individuali.
Questi i dati principali relativi al III trimestre dell’anno diffusi oggi da Unioncamere sulla base di Movimprese, la rilevazione condotta da InfoCamere a partire dai dati del Registro delle Imprese delle Camere di Commercio. Tutti i dati, come di consueto, sono disponibili online all’indirizzo www.infocamere.it

“Motivi di fiducia e, ancora, diversi campanelli di allarme”. Questo il primo commento ai dati Movimprese del Presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello. “Da un lato l’impresa continua ad essere considerata dagli italiani una risorsa importante per rispondere alle sfide più difficili, come quella della perdita del lavoro, prendendosi delle responsabilità e affrontando il mercato. Nei primi nove mesi dell’anno il bilancio demografico è positivo per oltre 60mila imprese. Dall’altro, pur rallentando, l’andamento dei fallimenti ci dice che gli effetti della crisi non si sono ancora esauriti e che continueremo a scontarli ancora per molti mesi. Il compito delle istituzioni in questa fase – ha aggiunto Dardanello – è di sostenere l’impresa. Per questo bisogna mantenere alto l’impegno a semplificare le norme per lo svolgimento delle attività d’impresa e a non far mancare il credito indispensabile per garantire investimenti e occupazione. Accanto a questo è urgente completare le riforme già avviate, come quella per l’internazionalizzazione, e accelerare il passo su una riforma fiscale a misura di piccole imprese e famiglie”.
IL QUADRO GENERALE
Nel trimestre da poco concluso il sistema imprenditoriale italiano mostra di aver invertito il calo demografico avviatosi dopo il picco del 2007, quando il totale delle imprese al 30 settembre era pari a 6.136.960 unità. Alla fine del settembre 2010, infatti, il totale delle imprese (dopo le due riduzioni consecutive registrate nei terzi trimestri del 2008 e del 2009), ha ripreso a salire, pur senza arrivare ancora a ripristinare i livelli del 2007, attestandosi al valore di 6.115.323 unità. A fronte del perdurare degli effetti della crisi, il dato positivo dal punto di vista strutturale è pertanto costituito dalla persistente vitalità demografica del sistema delle imprese italiane, testimoniata – per gli anni presi in esame dalla serie storica – dalla notevole stabilità della nascita di nuove imprese. In tali anni, la media delle imprese di nuova costituzione nel III trimestre di ciascun anno è stata, infatti, pari a 81.304 imprese, con valori mai inferiori alle 75.000 unità (vale a dire una media di oltre 830 imprese nate ogni giorno, weekend compresi).
Mentre per il totale delle imprese gli effetti della crisi apparivano già sul finire del 2007 (quando il saldo annuale risultò negativo per oltre 13mila unità), l’universo delle imprese artigiane mostra un comportamento diverso in risposta alla lunga congiuntura sfavorevole. L’effetto della crisi – almeno in termini demografici e sempre con riferimento alla serie dei terzi trimestri – si manifesta, infatti, dal 2009 per proseguire nel corrente anno. Nel III trimestre del 2009 e del 2010 (dopo sei anni di sostanziale stabilità), le iscrizioni sono diminuite – rispettivamente del 14,59% e del 15,06% – rispetto al corrispondente trimestre 2008. La tabella che segue suggerisce che le imprese artigiane hanno probabilmente completato la loro curva negativa: la flessione delle iscrizioni sembra, infatti, arrestarsi, mentre il flusso delle cessazioni si viene riducendo rispetto ai tre anni precedenti (2007-2009).

LE FORME GIURIDICHE
Il trimestre luglio-settembre si contraddistingue per un ritorno alla vitalità delle Ditte individuali. Il tasso di crescita registrato tra luglio e settembre (+0,45%) è il più elevato degli ultimi sei anni e quattro volte quello relativo allo stesso periodo dello scorso anno (0,11%). In termini assoluti, questa spinta all’auto-imprenditorialità si è tradotta in un saldo di 15.082 unità in più, che rappresentano il 50,9% di tutto il saldo del periodo. Un contributo significativo a questo risultato è venuto – come Movimprese stabilmente registra negli ultimi anni –  dalla componente degli imprenditori immigrati da paesi extra-UE. Le 4.357 imprese in più di questo particolare aggregato rappresentano, infatti, il 28,9% dell’incremento complessivo dello stock delle imprese individuali.
I settori in cui si registrano i saldi più rilevanti delle imprese costituite nella forma di ditta individuale, sono quelli del commercio (3.004 unità), delle costruzioni (2.236) e dei servizi di alloggio e ristorazione (1.775). Gli effetti positivi di questa ripresa di attrattività dell’impresa unipersonale si sono fatti sentire, pur se in maniera attenuata, anche nel comparto artigiano, dove la concentrazione delle ditte individuali è particolarmente elevata (+0,28% la crescita dell’ultimo trimestre contro lo 0,12 dell’anno scorso).
Meno brillante, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, è invece risultata la performance delle Società di capitali (+0,83 contro +0,87%) e delle cosiddette “altre forme” (cooperative e consorzi): +0,46% quest’anno contro +0,59% nel 2009. Da notare come la componente delle cooperative abbia fatto registrare un contributo limitato alla crescita di questo aggregato (solo 450 unità in più, pari ad una crescita dello 0,30%). In lieve ripresa, infine, la forma giuridica delle Società di persone: 2.453 unità in più, pari ad una crescita dello 0,21% contro lo 0,17 dello scorso anno.

LE DINAMICHE TERRITORIALI
La disaggregazione dei dati fra le quattro grandi circoscrizioni territoriali, mostra come la crisi economica e le risposte che ad esse riesce a dare il sistema imprenditoriale italiano, si distribuiscano fra i diversi sistemi territoriali in modo diseguale e con qualche novità.
Come mostra la tabella 4, nel III trimestre del 2010 il tasso di crescita delle due circoscrizioni settentrionali è risultato inferiore al tasso medio di crescita. All’opposto il Centro e il Mezzogiorno (rispettivamente con lo 0,51% e con lo 0,58%), hanno fatto registrare un tasso superiore a quello medio nazionale (0,49%). Mentre nel caso del Centro tale risultato si colloca lungo una linea che si protrae da numerosi trimestri, nel caso del Mezzogiorno si tratta di un risultato che segna un positivo elemento di novità. La stessa dinamica si riscontra nel mondo artigiano.

Tra le regioni, detto che in tutte si registrano tassi di crescita positivi, quelle che in assoluto hanno contribuito maggiornemte al saldo del periodo sono la Lombardia (con 4.448 imprese in più), il Lazio (+3.464) e la Puglia (+2.983). In termini relativi, a risultare più dinemiche sono state ancora la Puglia (+0,78% il tasso di crescita del periodo), l’Abruzzo (+0,69) e la Sardegna (+0,68).

Tra le imprese artigiane, i saldi più rilevanti in valore assoluto si registrano nel Lazio (+766 unità), in Campania (+492) e in Piemonte (+334). Stessa coppia di vertice (Lazio e Campania) si ritrova nelle variazioni percentuali rispetto al periodo precente (rispettivamente +0,75 e +0,65%), con la Liguria che divide il secondo posto ex-aequo.

I SETTORI DI ATTIVITA’
Tutti i settori hanno chiuso il trimestre con un saldo attivo dello stock di imprese registrate. Si tratta di un dato di fatto strutturale, perché legato ad una alta e abbastanza stabile natalità delle imprese, che continua a ripetersi dall’inizio degli anni ’80.
Dal punto di vista del saldo trimestrale, il contributo più rilevante in termini assoluti proviene dal settore del commercio, cresciuto di 5.520 unità rispetto alla fine di giugno. Subito a ridosso figurano i contributi dei servizi di alloggio e ristorazione (+4.330 imprese) e delle costruzioni (+4.199). Insieme, i saldi di questi tre grandi aggregati rappresentano il 47,4% di tutto ila crescita registrata nel trimestre. Con riferimento al comparto artigiano, i settori che in assoluto hanno reglistrato la crescita più cospicua sono stati quelli delle costruzioni (+2.544 unità) dei servizi di alloggio e ristorazione (625) e delle altre attività di servizi (605).
Ii termini relativi – e al netto dei settori numericamente meno rilevanti, come l’energia – a crescere di più nel periodo è stato un settore a contenuto “soft” come quello delle attività sportive artistiche e di intrattenimento (+1,23%). A seguire, quello dei servizi di alloggio e ristorazione (+1,15% nel complesso e +1,34 nello specifico dell’artigianato). Significative anche le dinamiche evidenziate dalle attività professionali, scientifiche e tecniche (+0,97%) e della sanità e assistenza sociale (+0,85%).

L’ANDAMENTO DEI FALLIMENTI
La ritrovata vitalità del sistema imprenditoriale italiano – certificata dai dati dei primi nove mesi dell’anno – non deve nascondere le insidie che la crisi ha innestato nel sistema produttivo e che, seguendo un’evoluzione più lenta, potranno portare alla chiusura di attività anche con alcuni anni di ritardo rispetto al maturarsi delle condizioni di difficoltà. In questa prospettiva, la dinamica delle aperture di procedure fallimentari  offre indicazioni utili sull’evoluzione che – con buona approssimazione – potrà interessare territori e settori nei prossimi anni.
Posto che il fenomeno in termini assoluti riguarda comunque un numero estremamente limitato di imprese (le 2.568 nuove procedure aperte nel trimestre corrispondono, infatti, allo 0,4 per mille dell’universo delle imprese italiane), il quadro che emerge dalla serie trimestrale sembra evidenziare che il picco delle difficoltà sia stato superato e che il ritmo di aumento dei fallimenti abbia preso a rallentare. Con riferimento ai terzi trimestri dell’ultimo quadriennio, le nuove procedure fallimentari hanno toccato il massimo incremento percentuale su base annua nel terzo trimestre del 2009 (+38% rispetto allo stesso dato del 2008), per ridursi quest’anno a poco più di un terzo di tale valore (+13,8%).
Osservando la distribuzione settoriale delle procedure – con la sola eccezione del commercio – il percorso di rientro della dinamica dei fallimenti appare sostanzialmente generalizzato. Nel settore del commercio, invece, l’andamento della congiuntura appare rovesciato con un’accelerazione nell’apertura di nuove procedure nel 2008, una forte contrazione nel 2009 ed una significativa ripresa nell’anno in corso.

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