Alla 67° Mostra del Cinema di Venezia si parlerà napoletano

VENEZIA – Riflettori puntati sulla Mostra del Cinema di Venezia dove quest’anno saremo presenti con il nostro inviato per realizzare una serie di servizi speciali sulla più importante mostra del cinema. Antonio Volpe, giornalista e docente, con una lunga esperienza nel mondo del cinema, ci introduce all’evento a partire dalla notizia che tra i diversi attori e registi ci sarà Mario Martone con il suo “Noi credevamo” dal romanzo di Anna Banti

Dopo aver annunciato “MACHETE” in anteprima mondiale per inaugurare la sezione dei film di Mezzanotte, è stato presentato a Roma dal direttore Marco Mueller e dal presidente della Biennale Paolo Baratta la 67ma Mostra del Cinema di Venezia  che si terrà al lido dal primo all’undici settembre. Poche le sorprese, tante le conferme delle indiscrezioni della vigilia. Al concorso parteciperanno tra gli altri quattro film italiani, La passione di Carlo Mazzacurati (con Silvio Orlando e Cristiana Capotondi), Noi credevamo di Mario Martone (con Luigi Lo Cascio, Toni Servillo, Luca Zingaretti e Anna Bonaiuto), La solitudine dei numeri primi di Saverio Costanzo (con Luca Marinelli, Alba Rohrwacher e Isabella Rossellini), La pecora nera di Ascanio Celestini (con Ascanio Celestini, Giorgio Tirabassi e Maya Sansa) e cinque film americani, Black Swan di Darren Aronofsky, Somewhere di Sofia Coppola, Promises written in water di Vincent Gallo, Road to nowhere di Monte Hellman e Meek’s Cutoff di Kelly Reichardt (la lista completa dopo il salto). Tanti gli italiani fuori concorso: Vallanzasca – Gli angeli del male di Michele Placido, ‘Omaggio a Vittorio Gassman’ di Giancarlo Scarchilli; ‘Sorelle mai‘ di Marco Bellocchio; ‘Niente paura-come siamo, come eravamo e le canzoni di Luciano Ligabue‘, documentario di Piergiorgio Gay; ‘Dante Ferretti: production designer‘ di Gianfranco Giagni; ‘Notizie degli scavi‘ di Emidio Greco; ‘Gorbaciof’ di Stefano Incerti; ‘Sei Venezia‘ di Carlo Mazzacurati; ‘All inclusive 3D‘ di Nadia Ranocchi e David Zamagni; ‘1960‘ di Gabriele Salvatores; ‘La prima volta a Venezia‘ di Antonello Sarno; ‘L’ultimo gattopardo: ritratto di Goffredo Lombardo’ di Giuseppe Tornatore. Contando anche le altre sezioni i lungometraggi italiani saranno ventinove. Ma veniamo in particolare al film di Martone, “Noi credevamo”. Doveva andare a Cannes, poi si è preferito puntare sulla mostra di Venezia. Tratta dall’omonimo romanzo di Anna Banti , la sceneggiatura di “Noi credevamo” è stata scritta dall’ex magistrato Giancarlo De Cataldo(autore cult di numerosi successi come “Romanzo criminale”,2002).Nelle note di regia leggiamo:” Il Risorgimento come non si era mai visto prima. Lontano mille miglia dagli stereotipi assorbiti sui banchi di scuola, riletto con gli occhi dello scrittore che ha saputo dipingere, attraverso le gesta criminali della banda della Magliana, l’affresco di una società malata di corruzione. «Quando si pensa a quel periodo storico – dice Giancarlo De Cataldo – viene subito in mente una sfilata di autorevoli barbe». E invece l’Italia non è nata così, non è il frutto di pensieri e azioni di un pugno di antichi signori ingessati: «M’interessava raccontare del Risorgimento tutto quello che non ci hanno mai raccontato quando eravamo studenti. Nessuno ci ha fatto capire che quella è stata una stagione epica, romantica, e anche terribilmente crudele». Come “Viva l’italia!” di Rossellini , questa pellicola ha avuto il patrocinio del Ministero dei beni culturali ed il contributo del Comitato Italia 150 . Avrà saputo il regista Martone liberarsi da intenti celebrativi? O avrà fatto un film politically correct?  E’ presto per dirlo.Ci dobbiamo limitare alle dichiarazioni giornalistiche.  “Tre ragazzi del sud Italia, in seguito alla feroce repressione borbonica dei moti che vedono coinvolte le loro famiglie, maturano la decisione di affiliarsi alla Giovine Italia di Giuseppe Mazzini. Attraverso quattro episodi che corrispondono ad altrettante pagine oscure del processo risorgimentale per l’unità d’Italia, le vite di Domenico, Angelo e Salvatore verranno segnate tragicamente dalla loro missione di cospiratori e rivoluzionari, sospese come saranno tra rigore morale e pulsione omicida, spirito di sacrificio e paura, carcere e clandestinità, slanci ideali e disillusioni politiche. Sullo sfondo, la storia più sconosciuta della nascita del paese, dei conflitti implacabili tra i “padri della patria”, dell’insanabile frattura tra nord e sud, delle radici contorte su cui sì è sviluppata l’Italia in cui viviamo”. Le riprese sono iniziate nel mese di maggio del 2009 nel Cilento. Il noto Regista e Sceneggiatore, direttore del Teatro Stabile di Torino, si è avvalso della collaborazione di Giancarlo De Cataldo e di un Cast di alto livello professionale: Luigi Lo Cascio, Valerio Binasco, Edoardo Natoli, Andrea Bosca, Francesca Inaudi, Luca Barbareschi, Fiona Shaw, Luca Zincaretti nel ruolo di Crispi, Toni Servillo nel ruolo di Mazzini e di numerosi figuranti Cilentani.  Il progetto cinematografico e televisivo, abbraccerà l´arco di tempo che va dal 1848 al 1860, racconterà il Risorgimento Italiano e in particolare quello meridionale attraverso le vite di tre giovani emigrati dal sud nel Piemonte “liberale” per sfuggire alla repressione borbonica e affiliarsi alla Giovane Italia. Le riprese hanno avuto per scenario le magnifiche cornici degli incontaminati paesaggi di: Acciaroli, Pioppi, Celso, S. Mauro Cilento, S. Maria di Castellabate, Ortodonico, Palinuro, Roscigno, S. Severino di Centola, Padula, Sala Consilina, ecc. Il film sarà proiettato prima nelle sale cinematografiche e successivamente, in due puntate su Rai 1.Il regista vicino al PD, con una lunga carriera teatrale alle spalle, racconta attraverso gli occhi di un Don Domenico il Risorgimento italiano come una rivoluzione mancata.“Noi credevamo” parte dal  romanzo di Anna Banti pubblicato nel ’67 ed ingiustamente misconosciuto da quella stessa critica, che circa otto anni prima aveva salutato con enorme entusiasmo Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e che, nel giro di un analogo lasso di tempo, avrebbe decretato il successo de La Storia, il libro di Elsa Morante, uscito nel ’74.La Banti,  vero nome Lucia Lopresti,fiorentina di nascita e d’adozione ma calabrese di origine , sposò nel 1924 il suo professore di storia dell’arte, Robero Longhi. Nel suo testo rivive le aspirazioni ed i ricordi del nonno, fervente mazziniano per anni prigioniero nelle carceri borboniche dove avevano languito patrioti come Poerio e Pisacane, il quale si era illuso che l’unificazione avrebbe finalmente mutato anche le sorti della sua terra natale, la Calabria, nonché di tutto il Sud.

di Antonio Volpe (18/08/2010)

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