Saldi-flop: intervista a Benedetto Di Meglio (Osec)

Benedetto Di Meglio, direttore dell'OSEC

Intervista a Benedetto di Meglio, direttore OSEC (Osservatorio Socio Economico e dei Consumi) sui saldi e sulla situazione del commercio a Napoli.

Quali sono  le cause che anche quest’anno stanno determinando un flop dei saldi? Le cause sono molte: si va dalla sempre più esigua capacità di spesa delle famiglie (è noto l’impoverimento tendenziale delle famiglie meridionali, tra l’altro già fortemente indebitate e di un sud ormai allo stremo da anni con   una crisi  che ha inferto un colpo serio forse  più  serio di quanto le stesse cifre del’ ultimo  rapporto SVIMEZ lasciano capire) alle nuove tendenze del mercato dell’abbigliamento: la diffusione degli outlet, l’offerta di prodotti di origine orientale a bassissimi prezzi e spesso con griffe contraffatte. E ancora: molti esercizi commerciali hanno trasformato i saldi in vendite promozionali o offerte speciali che nulla hanno a che vedere con la disciplina dei saldi, che prevede esclusivamente la vendita a prezzi scontati e trasparenti con l’esposizione del prezzo intero e della percentuale di sconto, di capi di moda dell’anno in corso e di fine stagione . Parliamo di saldi, ma non trascuriamo un dato preoccupante dell’ ISTAT che ci dice che le vendite al dettaglio a maggio sono calate dell’1,9%.

Cosa avete rilevato dalle vostre osservazioni? Nelle nostre rilevazioni dirette, come pure dalle segnalazioni ricevute  dal sito  segnalaunabuso.it  ci risultano in regola solo il 40% circa degli esercizi commerciali. In massima parte si tratta dei “negozi buoni” e dei centri commerciali più accorsati della città, mentre una gran parte delle vetrine è affollata di capi d’abbigliamento o di calzature a basso prezzo dove è impossibile individuare la natura di “rimanenza di stagione”. Bisogna ancora osservare lo scarso impegno delle associazioni imprenditoriali  del settore, che sono giunte alla stagione dei saldi anche in un momento di crisi che ha registrato un calo vertiginoso degli acquisti nel periodo non in saldi,  senza nessuna proposta alternativa alle solite false proposte di saldi e senza effettuare nessuna comunicazione di orientamento alla cittadinanza.

Con quali esiti? Sta di fatto che gli esiti della campagna dei saldi estivi fino ad oggi sono quelli che avevamo previsto confermati  anche dagli ultimi dati trasmessi dalle stesse associazioni del commercio. Forse è proprio il caso di avviare una profonda revisione delle normative su tutte le tipologie di vendite promozionali, per giungere alla completa liberalizzazione anche dei saldi per avviare una maggiore concorrenza , la pratica di  buone prassi commerciali insieme ad un maggiore rispetto  delle regole.

C’è qualche polemica con le associazioni del commercio? Non è nostra intenzione sollecitare, con queste valutazioni, le solite recriminazioni e critiche  delle associazioni del commercio sempre pronte a parlare di difficoltà e di crisi del settore, scaricando su altri i propri problemi, come hanno fatto nella conferenza stampa dello scorso martedì, poco disponibili invece ad affrontare il problema dell’esigenza di una profonda modernizzazione del settore, che deve andare dal regime degli orari alla regolarizzazione delle vendite promozionali, dalla regolarizzazione dei contratti dei dipendenti alla messa in regola dei locali di vendita e delle vetrine: a partire dal rispetto degli obblighi di esposizione del prezzo e della provenienza dei prodotti.

Come sono andati questi primi venti giorni? A venti giorni  dall’inizio della stagione dei saldi estivi le nostre rilevazioni ci confermano le prime impressioni che, a caldo, avevamo rappresentato: quest’anno, più che negli altri anni, il fenomeno dei saldi estivi è stato di dimensioni ancora più  ridotte rispetto alla scorso anno,                      Stiamo verificando  un aumento tendenziale  delle irregolarità: troppe le vetrine prive di prezzi esposti, con svendite camuffate in saldi e prodotti scadenti presentati come “occasioni”.

Quale dovrebbe essere l’impegno delle istituzioni e delle associazioni del commercio? Sarebbe opportuno che  le istituzioni preposte al commercio, a tutti i livelli locali, e le associazioni dei commercianti con quelle dei consumatori riattivino subito dei tavoli di consultazione. Siamo sicuri che sono possibili relazioni positive nell’interesse di tutti, a partire dai cittadini consumatori  e anche delle imprese commerciali, spesso poco e male rappresentate dalle stesse associazioni di settore.

Quale il vostro impegno come osservatorio? Per quanto ci riguarda continueremo a rilevare e segnalare lo stato di difficoltà del nostro commercio e a  sostenere la necessità di relazioni istituzionali adeguate.  In autunno, apriremo un filo diretto con i commercianti e con i consumatori attraverso un’indagine che avvieremo  proprio su una nuova proposta commerciale della nostra città a partire dagli orari e  dalla regolamentazione delle vendite promozionali.

Quali sono le difficoltà dei cittadini che non riescono a comprare anche in periodo di saldi? Forse è proprio per le difficoltà delle nostre famiglie e della crisi generale che si sta davvero esaurendo la “spinta propulsiva” dei saldi non più coerenti con un mercato che cambia, come cambiano le abitudini e la capacità  di spesa dei consumatori non più disposti a spendere in periodi obbligati come i saldi. Ormai da anni i saldi non rispettano più neanche le aspettative degli stessi commercianti che continuano a  sperare in un incremento delle vendite che puntualmente non accade. 

Cosa dovrebbe cambiare? Sono molte le cose che debbono cambiare in un momento di crisi come questo: bisognerebbe spingere un po’ di più sul rispetto  delle regole del mercato e della concorrenza per rimodernare un settore trascurato da anni e che è stato e dovrà essere trainante per la nostra economia, superando difese corporative per andare incontro alle esigenze dei cittadini consumatori che oggi sono quelli più tartassati, ma sicuramente molto più consapevoli e informati sui propri diritti. (24/07/2010)

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