Ascensore sociale rotto. Un Paese, il nostro, dove nulla o quasi è andato bene

il-mercato-della-carne-3-1078x720-2Genova – Presso la Sala Mercato, dal 3 al 12 maggio, alla arriva “Il mercato della carne”, produzione del Teatro Nazionale di Genova per la regia di Simone Toni. Il mercato della carne è una commedia  feroce dai contenuti dirompenti. Nulla è cambiato, nulla cambia, nel paese in cui il cosiddetto “ascensore sociale” va al contrario: chi è ricco diventa sempre più ricco, chi è povero sempre più povero. In Italia, il divario socio-economico fra classi sociali continua ad ampliarsi. Dal report Time to Care di Oxfam, pubblicato a inizio 2020, emerge che il 10% più ricco della popolazione possiede circa sei volte la ricchezza della metà più povera, con un patrimonio complessivo che negli ultimi vent’anni ha seguito un trend crescente per i primi e decrescente per i secondi. Secondo l’ultimo rapporto Caritas, nel 2020 la quota dei “poveri cronici” (le persone che si rivolgono abitualmente alla Caritas da più di cinque anni) è cresciuta di oltre un quarto rispetto al 2019, mentre il numero di italiani in povertà assoluta ha superato i 5,6 milioni, la cifra più alta mai registrata. Bruno Fornasari è un drammaturgo dallo sguardo acuto: sa raccontare con stile e sorniona consapevolezza, tratteggia un mondo ai limiti del grottesco, eppure quanto mai vero, Pasolini e Ionesco insieme. La commedia, affidata a un gruppo di giovani attori diplomati alla Scuola del Teatro Nazionale di Genova, si avvale della regia di Simone Toni che, presentando il lavoro alla stampa scrive: “È un testo pungente e ironico. L’autore immagina un distopico ufficio di collocamento, gestito da un farabutto, dove, in cambio di mazzette, si promettono colloqui di lavoro che non avvengono mai. Un testo senza speranza che in altri momenti avrei messo in scena con impeto ribelle e romantico, sottolineandone la crudele denuncia. Però, nella pandemia, dopo il lockdown, mi sento di sperare che quel mondo sia solo un incubo da cui usciremo presto. Mai come adesso, davanti a noi, c’è il nulla vero, l’annullamento di senso di una società (e di un teatro) che devono gioco forza cambiare, affinché l’evento teatrale sia nuovo come lo saremo noi quando ci potremo re-incontrare a meno di un metro. Diventerà perciò un mercato in cui tutte le parti (attori e spettatori) saranno sia i clienti che la merce. Un luogo in cui mantenere distanze di sicurezza per poi infrangerle, cercando insieme una via d’uscita, una speranza, che sento il bisogno di immaginare”.
A cura di Luigi De Rosa

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