Presidenza della Repubblica, inzia il conto alla rovescia. Lauro: ticket Mattarella-Draghi fino al 2023

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con Mario Draghi, Presidente della Banca Centrale Europea

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con Mario Draghi, Presidente del Consiglio

Mancano ormai tre giorni all’inizio delle votazioni per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica e per le forze politiche si stringono i tempi per tentare di raggiungere un’intesa che possa garantire l’elezione del nuovo inquilino del Quirinale senza pregiudicare la vita del Governo. Sarà Mario Draghi il successore di Sergio Mattarella o i partiti si stanno orientando verso una soluzione diversa che possa mettere al riparo Palazzo Chigi da una crisi i cui esiti sono imprevedibili? Raffaele Lauro, segretario generale di Unimpresa, sul tema è intervenuto ripetutamente a evidenziare la particolare criticità di questo passaggio istituzionale per le sorti del Governo, ma soprattutto del Paese ancora alle prese con la pandemia covid-19 e con l’attuazione del PNRR indispensabile per rilanciare l’economia e la competitività nazionale.

Oggi Lauro ha rilasciato la dichiarazione che rilancia l’ipotesi di un ticket Mattarella-Draghi fino alla scadenza della legislatura nelò 2023. Commenta il Segretario di Unimpresa: «Da tempi non sospetti e prima che iniziasse la lotteria di queste ore, a tratti esilarante, delle candidature al Quirinale, quasi tutte strumentali a tattiche sotterranee di parte, Unimpresa, di fronte alla palese incapacità, ad oggi, dei partiti della cosiddetta maggioranza di unità nazionale di elaborare una strategia condivisa per la successione presidenziale, ha auspicato, almeno fino al 2023, la riconferma dell’equilibrio istituzionale Mattarella/Draghi. Per il completamento della missione, tuttora incompiuta, per la quale, quasi un anno fa, è nato il governo delle due emergenze, sanitaria ed economica. Anche perché, le emergenze si sono aggravate, nonché ampliate alla tenuta del tessuto sociale, per errori di gestione, valga per tutti il non aver varato da subito l’obbligo vaccinale per legge, e per errori di sottovalutazione delle condizioni effettive di crisi economica delle famiglie e delle imprese, specie delle pmi, strangolate dalla morsa del carovita, dell’inflazione, dei rincari delle materie prime, degli adempimenti fiscali e delle bollette energetiche.

Rincorrere i problemi, non anticiparli, questo è stato il limite comune di tutti i governi di questa legislatura. Il disastro collettivo in atto, sottaciuto anche dai media, ha confermato il distacco abissale tra le pubbliche istituzioni, governo, parlamento, regioni e ceto politico, e la situazione, drammatica e sofferente, del paese, a causa dell’agonia del tessuto produttivo nazionale, che travolge e precarizza il mondo imprenditoriale e quello del lavoro. Se non ci sarà, nelle prossime ore, un sussulto di dignità e di responsabilità sull’unico equilibrio di stabilità possibile, da realizzare in apertura delle votazioni e non in extremis, dopo una guerra fratricida, qualsiasi altra prospettiva sarebbe destabilizzante e amplierebbe il divario tra le istituzioni e la realtà sociale. E nessun politico, magari sopravvissuto al cataclisma elettorale, si potrà stupire se l’astensionismo, alle prossime elezioni, nel 2022 o nel 2023, supererà di gran lunga la maggioranza del corpo elettorale, mettendo una pietra tombale sulla nostra democrazia rappresentativa».

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