“Banca Popolare del Meridione”: soci truffati, aperta l’inchiesta

 
 

Raffaele Cacciapuoti presidente della Banca del Meridione

NAPOLI – La Procura della Repubblica di Napoli ha aperto un’inchiesta sulla truffa denunciata da oltre 300 soci della Banca del Meridione presieduta da Raffaele Cacciapuoti attualmente irreperibile. L’iniziativa di costituzione dell’istituto di credito, partita nel 2005, si è caratterizzata subito per l’imponente campagna di comunicazione che sollecitava un investimento di appena 2000 euro per diventare soci della nascente banca. Un’iniziativa ampiamente pubblicizzata e sostenuta anche dalla stampa, ma che non ha retto al tempo e ai controlli, seppur tardivi. In effetti i Soci, preoccupati per i ritardi con cui il Comitato procedeva alla formalizzazione dell’Istituto, si sono rivolti all’esperto che sovrintendeva alle verifiche contabili per chiedere informazioni sullo stato dell’arte e dalle verifiche è stato accertato che dei circa 11 milionidi capitale raccolto, ne restavano nelle casse dell’istituto meno di due milioni. Il Presidente del Comitato, Raffaele Cacciapuoti, è al momento irreperibile.

La sedicente Banca aveva anche isituito la propria sede in Via Santa Brigida, dando effettivamente l’impressione di essere ormai prossima all’apertura degli sportelli. Ad apririsi è stata invece l’inchiesta della Magistratura che dovrà far luce sull’intera operazione, sulle complicità di cui ha eventualmente goduto, sui danni che ha provocato agli ignari soci. Che le cose non procedessero nel verso giusto è apparso subito agli addetti ai lavori in quanto il Comitato Promotore della costituenda Banca, in dispregio della rigida normativa dell’ente di vigilanza, la CONSOB, ha dato vita a una campagna pubblicitaria onerosa e incompatibile con tutte le norme vigenti, sostenuta e amplificata dalla stampa con una campagna pubblicitaria che addirittura sollecitava l’investimento. Una procedura assolutamente irregolare che è stata anche segnalata all’Autorità di vigilanza, purtroppo senza esiti visti gli sviluppi del caso. La stessa procedura di sottoscrizione delle quote di partecipazione alla formazione del capitale sociale è stata irrituale e in qualche caso si sarebbe proceduto anche all’erogazione di prestiti e affidamenti. Insomma una truffa bella e buona che ancora una volta fa leva sulla buona fede di tanti cittadini e imprenditori, sulla scarsità di controlli reali e che lede anche l’immagine di altre iniziative serie e qualificate che, nell’assoluto rispetto della legge, stanno promuovendo la nascita di istituti di credito popolare in Campania. (02/08/2010)

Stampa