Covid, Alessandro Limatola, (Claai Campania): “Nessuna alternativa, bisogna riaprire prima possibile”

alessandro-limatoladi Michelina Monzo

NAPOLI – “Le piccole imprese sono allo stremo e in zona rossa subiscono, oltre al danno, anche la beffa di vedere strade piene di persone, nessun controllo e loro con saracinesche abbassate mentre l’abusivismo dilaga”. Così il segretario generale della Claai Campania, Alessandro Limatola, che prosegue: “Intere categorie rischiano di non riaprirla più quella porta a causa dei debiti accumulati nell’ultimo anno e, ancor di più negli ultimi mesi. Sono attività che hanno già investito tantissimo per adeguare la propria struttura secondo la normativa anti Covid, ma che, nonostante questo, continuano a rimanere chiuse. Non se ne può più! Le persone devono poter lavorare, – continua Limatola – devono poter dignitosamente sostenere la propria famiglia e i propri dipendenti. I ristori sono insufficienti, quando arrivano, e non servono a risolvere, neppure in minima parte, un problema che può essere risolto solo riaprendo. In sicurezza, ovviamente, con tutte le dovute precauzioni, ma la riapertura è ormai indispensabile per scongiurare danni irreversibili alla nostra economia e la morte di migliaia di piccole imprese. Il piano vaccinale – incalza – avrebbe dovuto salvare la nostra salute e la nostra economia, ma tra vaccini dichiarati pericolosi a giorni alterni, dosi mancanti e discussioni su chi dovrebbe essere vaccinato prima siamo su una via tortuosa che non fa intravedere soluzioni a breve termine. La parola d’ordine, dunque, deve essere riaprire in sicurezza e continuare strenuamente con i vaccini per gli anziani e per le categorie fragili, senza dimenticare, però, i settori economici. Non può esserci, infatti, alcuna ripartenza senza vaccini anche per chi deve poter tornare a lavorare e in questo il ricorso ai medici aziendali potrebbe essere una risposta adeguata. Ci sono poi settori, come quello del turismo, che hanno bisogno di programmare le attività con largo anticipo. Anche qui soluzioni come il passaporto vaccinale potrebbero essere un possibile lasciapassare per trascorrere vacanze in sicurezza e far ripartire un po’ alla volta un settore che prima della pandemia pesava per il 13% del Pil nazionale e che ha perso in media, nel 2020 già il 70% del proprio fatturato. Dietro questi numeri ci sono persone, famiglie, lavoratori impiegati in un settore che copriva il 14% dell’occupazione nazionale, parliamo di almeno centomila lavoratori. Ogni possibile soluzione alternativa alla riapertura – conclude Limatola – in questo momento risulta scarsa, inadeguata, inapplicabile, non c’è più tempo per ragionare, ora è il momento di agire per salvare il salvabile di un’economia devastata”.

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