Tra le polemiche al Salone di Torino…Un libro non è per tutti!

salone-libro-torino-2019Tra mille critiche, antefatto sconcertante, si è aperto a Torino il Salone Internazionale del libro. Pietra dello scandalo l’ammissione alla kermesse di un etichetta ritenuta contigua alla estrema destra ed il cui editore si è dichiarato espressamente fascista e fatto apprezzamenti sulla capacità di statista di Benito Mussolini.
Altaforte e il suo editore Polacchi sono stati prima ammessi e poi ostraticizzati in spregio ad una chiarezza dei rapporti tra le parti.
Non sono a conoscenza della prassi di ammissione, ma sono portato a presumere che esista una commissione di vigilanza e di merito ed una lettera d’intenti tra privati in base alla quale vengono concordati anche i titoli da portare e da promuovere.
I talebani dell’antifascismo da tastiera urlano contro il Polacchi picchiatore ed indagato per apologia di fascismo dalla procura della città sabauda sentendosi offesi nell’animo dagli scritti di tale figuro che il grande pubblico, chi vi scrive compreso, che ne ignorava addirittura l’esistenza.
Il doppiopesismo di una certa intelligenthia di sistema si indigna per una piccola casa editrice e si china in adorazione agli scritti e conferenze di Curco, Balzerani ed, in ultimo, Battisti al punto da stilare un manifesto ed aprire una sottoscrizione a loro favore.
Chi scrive si ritiene persona libera di pensiero e coerente ,almeno nelle intenzioni, nel suo agire.
Una massima attribuita, forse erroneamente, a Voltaire declamava: Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire.
La nostra Costituzione declama la libertà di pensiero e di opinione ed allo stesso tempo ne sancisce anche la limitazione di tali libertà in ragione della natura della Repubblica e dell’ordine sociale nonchè in virtù di alcune leggi “speciali” (Legge Scelba e legge Mancino nella fattispecie), questo dovrebbe costituire patrimonio comune di ogni cittadino ed è grazie a questa norma che esiste una pluralità dell’informazione.
Libertà va cercando ch’è si cara e non la si trova sui social o leggendo una sola testata ma nasce dalla curiosità a sapere, si sviluppa nella mente, matura nell’animo e si estrinseca nel fare di tutti i giorni.
Trincerarsi dietro stereotipati pensieri, senza interiorizzarli e farli propri, indebolisce gli stessi e li rende incomprensibili e inadeguati.
Il vero pensatore mette, diuturnamente, il proprio sapere ed il proprio pensiero in dubbio non sottraendosi al dibattito ed alla critica ma affrontandoli con serafica pacatezza.
Il caso del Salone del libro ha sancito, a mio parere, la debolezza di una classe politica e intellettuale incapace di saper porre argine ad una, improbabile, deriva fascista delegando la magistratura ad operare in sua vece.
Ho apprezzato la presa di posizione di Michela Murgia che avrebbe comunque partecipato alla rassegna torinese perchè il pensiero “deviato” può essere combattuto solo dal “corretto” pensiero.
Manca la cultura del contraddittorio e del confronto pacato e questa deficienza la si avverte quotidianamente nei media e nella vita.
Il rischio che si corre è quello di cadere in una dittatura della unicità di pensiero riducendo il cittadino-lettore a pecora di un gregge i cui pastori decidono del bene e del male. Già in passato si è assistito a episodi simili e i risultati sono stati orribili con enormi falò di libri o con monumenti presi a cannonate.
Le dittature sono sempre iniziate coll’imposizione del pensiero unico mentre le democrazie traggono la forza dalle diversità ed io propendo indefessamente versa quest’ultima.
Con la cultura non si mangia, diceva un passato ministro della Repubblica, ma con l’ignoranza, aggiungo io, non si progredisce e non esiste convivenza civile.
Leggere un libro, formarsi un parere eleva l’uomo alla sommità della scala evolutiva; la libertà ad esprimersi sviluppa il linguaggio e le capacità rapportuali, per cui: buona lettura a tutti.

di Vincenzo Romano

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