Italiani e il voto del 27 maggio…per l’Europa e per la mia cittadina nativa

elezioni-europee-2019_scegli-tu-735x400L’ora è tarda e mi accingo a scrivere alla luce di una lampada da tavolo e il lucore tremolante dello schermo del pc. Sono sveglio da più di trentasei ore solo per saziare la curiosità di conoscere l’esito delle consultazioni elettorali, europee e due delle comunali. In casa tutto tace, moglie e figlia dormono; la prima divisa tra il livore verso il vincente e l’orgoglio di aver ritrovato una rappresentanza politica di peso, l’altra preda dei social e del disinteresse per tutto ciò che riguarda la politica ed i partiti.
Sto scorrendo le agenzie con le dichiarazioni dei vari leader, il televisore in sottofondo chiacchiera per conto suo, gli occhi bruciano e lacrimano per la stanchezza e per il fumo del sigaro che, immancabilmente, mi tiene compagnia.
In bocca ho il sapore aspro dell’inconsapevolezza di ciò che attende tutti da domani fino al termine dell’anno.
La campagna elettorale, gli slogan urlati ovunque e senza sosta recitano, come un patetico tentativo di ipnotizzare l’uditore: Prima gli Italiani, in Europa per cambiare, Occorre cambiare le regole perchè non adatte a noi, l’Euro strangola l’economia…. e via discorrendo.
Si può essere così miopi?
Se decido di partecipare ad un gioco o praticare uno sport sono ben conscio delle regole e delle sanzioni per il solo fatto di non attenermi ad esse.
Lo scorso anno, una parte politica, urlava No Tav sì ai trasporti locali, da Roma a Pescara sono necessarie quattro ore in treno, la Calabria è fuori dal progetto di alta velocità che, come Cristo, anzi un pò meno (Lui si fermò ad Eboli) si ferma a Salerno, no alla TAP, no alle trivellazioni, abbiamo tutta la documentazione necessaria per riformare tutto. Tanto rumore per nulla.
Gli altri si dividevano tra visite di cortesia ad altri capoccia d’oltre cortina e manifestazioni di piazza presagendo, in caso di loro sconfitta, pericoli d’invasione, di conflitti undercover, tirando i piedi a chi non la pensava come loro.
Forattini dove sei? Dove è Spadolino nudo e ciccione con l’edera a coprirgli le pudenda, che fine ha fatto Craxi con l’abbigliamento da avanguardista con tanto di stivali da cavallerizzo, Andreotti con le orecchie talmente grandi da far invidia a Legolas, ho nostalgia persino di D’Alema pseudo nazi SS con tanto di fascia al braccio con falce e martello. Dov’è la cinica logorrea di Montanelli
La lega ha sfondato ovunque, anche al sud, cavalcando il disagio e il sentimento di lontananza delle istituzioni europee.
I 5S li hanno seguiti ma non avevano in corde suis la stessa vis.
Gli altri, rei di non riuscire a parlare alla pancia, propinavano proposte degne di un manuale di fisica quantistica e si perdevano in discussioni sui massimi sistemi.
Meglio un uovo oggi che una gallina domani.
C’è una ragione, perchè c’è sempre una ragione e spesso non è mai la migliore, sul perchè dell’esito.
Faccio fatica a non schiumare di rabbia nel procedere all’analisi. L’Europa, intesa come istituzioni, ha avuto vari commissari e ben due presidenti italiani: ebbene quale è stato il loro apporto? Nullo o quasi.
Gli Italiani, incluso il governo, si sono allontanati dall’Europa che nel frattempo si allargava ad altri Paesi e grazie alle sovvenzioni a questi date, li portava sulla via della rinnovazione. L’Italia rimaneva indietro.
Oggi il Mef restituisce il 75% circa delle sovvenzioni messe a disposizioni da Bruxell per mancanza di progetti. Eppure ci sono ferrovie da potenziare, aeroporti da ampliare, strade da sistemare, bacini,s cuole edifici da mettere in sicurezza,terremotati da ricollocare e paesi da ricostruire eppure ci si offende se il commissario agli affari economici parla di procedura d’infrazione per deficit eccessivo.
La colpa è dei “cattivoni” euro burocrati oppure va imputata,in buona parte, a chi occupa le poltrone ai dicasteri “produttivi”?
Meglio un uovo oggi che una gallina domani.
Allora, nella personale incompetenza e nella paura di perdere il consenso si crea un nemico, spesso immaginario, ora l’Europa, poi i diversi, tra un po’ anche il sommo pontefice, consci che nella fobia del periglioso momento ci si accontenta di risultati effimeri e di breve durata.
Lo stesso è accaduto nel mio paesello natale. Qui, a leggere i programmi, ci si trova nello scopiazzamento svaccato dei punti cardine e della vacuità degli interventi da compiere.
La mancanza di idee e di progetti, anche se visionari e a lungo periodo da compiersi in partnership con gli altri comuni ed enti regionali e nazionali ha portato al patetico scontro a tre e dove la “lista del sindaco” ha fatto la figura del vaso di ferro tra vasi di coccio.
Oggi come ieri l’abitante del borgo continua a lamentarsi per la congestione delle vie per via dei bus turistici, della carenza di parcheggi, della sosta selvaggia, dei rifiuti mai ritirati, del mare inquinato dagli sversamenti abusivi, del vincolo ad una ferrovia mal gestita (EAV ex Circumvesuviana), di collegamenti marittimi che interessano altri ma non quel comune. Eppure, nonostante il biglietto di presentazione sia pieno di criticità, ci si accontenta dello sconto residenti agli stabilimenti o altre amenità, mentre il paese cade a pezzi e quei pezzi emanano effluvi mefitici. Panem et circenses

di Vincenzo Romano

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