Salviamo l’Italia con un contributo patrimoniale del 5%

debito pubblicoLa Banca Centrale Europea (BCE) si adopera per immettere liquidità nel circuito produttivo degli Stati europei, tramite le maggiori banche, in una fase di stallo dell’economia. Nulla da eccepire in linea di principio, salvo quanto emerge dalla lettura dell’articolo de Il Sole 24 Ore.
Intanto, le agenzie di rating preparano il terreno per aggredire la preda Italia e cioè la massa di titoli di Stato italiani in circolazione, 2.168 miliardi di euro che, riversati sul mercato, provocherebbero un forte calo di quotazioni ed una impennata dei tassi d’interesse a copertura del rischio Paese.
Come sovente evidenziato, punto di forza dell’Italia è il limitato debito privato, 126% del PIL, rispetto ad una ricchezza privata di 8.000 miliardi di euro.
Propongo per l’Italia di traslare una quota di debito pubblico verso quello privato con un “contributo patrimoniale” del 5%, escluso il valore della 1° casa. Con il ricavato di 350 miliardi (7.000 x 5%) il debito pubblico scenderebbe oggi a 1.800 miliardi, pari al 115% dall’attuale 135%, con risparmio di interessi per svariati miliardi.
A questo punto entra in azione programmata la BCE con acquisto di titoli di Stato italiani per ammontare pari a quello incamerato col contributo patrimoniale. La medesima azione della BCE va prevista ed applicata anche agli altri Stati dell’Unione Europea interessati da analoga operazione straordinaria.
Le banche nazionali, su esplicita previsione governativa, dovranno svolgere parte attiva nell’operazione, anticipando i soldi ai possidenti senza liquidità, con prestiti a 10/20 anni a tasso minimo.
Gli italiani sono già vessati fiscalmente! Condivido, ma chiedo: vogliamo salvarlo questo Paese? Val la pena impegnare il 5% del patrimonio personale al fine di salvaguardare il restante 95%? D’altro canto stiamo già subendo in silenzio la perdita di valore dei nostri terreni e fabbricati nell’ordine del 10-20%.
Si ribadisce la necessità di contemporanea accelerazione della revisione della spesa (spending review), dell’impostazione di una politica industriale credibile e della modifica di legislazione per l’effettiva sburocratizzazione del Paese.
E’ il momento di dare segnali forti e convincenti ai mercati i quali, al di là del momentaneo, soporifero ribasso dei tassi d’interesse, si sveglieranno di colpo senza darci il tempo di reagire. Quanto accaduto con gli “spread” nell’estate del 2011 è un’avvisaglia ed un segnale da temere e non trascurare.

di Santolo Cannavale

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