Al Maschio Angioino mostra sull’arte talismanica africana

di Luigi De Rosa

nigeria_mostraNapoli – “Nel nome di Dio Onnipotente. Pratiche di scrittura talismanica dal Nord della Nigeria”, questo il titolo della mostra sull’arte talismanica nigeriana in corso nella Cappella Palatina del Maschio Angioino, che resterà aperta fino al 10 luglio 2021. L’esposizione, curata da Andrea Brigaglia e Gigi Pezzoli, è ideata e prodotta da Andrea Aragosa per “Black Tarantella”, in collaborazione con il Centro Studi Archeologia Africana di Milano, con il sostegno della Regione Campania, del Comune di Napoli, della Scabec – Società campana beni culturali e con il patrocinio dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” e del Ministero degli affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. La conoscenza delle tradizioni e delle pratiche religiose delle popolazioni del Nord della Nigeria è molto limitata in Italia ed è caratterizzata da stereotipi provenienti da un immaginario sovente negativo, pensate alla famigerata banda di Boko Haram protagonista di episodi di cronaca nera, ed è un vero peccato perché la storia politica e culturale di questo paese africano riserva più di una sorpresa positiva.

Basti pensare, partendo dall’inizio dell’Ottocento, alla figura di Usman dan Fodio che unificò le città – stato nel Califfato di Sokoto, dando vita così a uno dei più vasti imperi africani. Per non parlare di sua figlia, la principessa Nana Asma’u (1793 – 1864) che scrisse poemi in arabo e nelle lingue locali fula e hausa, che oggi sono parlate da 100 milioni di persone, inoltre fu artefice e instancabile organizzatrice di circoli letterari per donne che chiamò Yan Taru che niente avevano da invidiare a quelli europei. Nana Asma’u riteneva l’educazione delle donne fondamentale, c’è da aggiungere che nell’Islam è un dovere religioso cercare la conoscenza e le donne possono liberamente lasciare la casa per questo scopo. Le donne dei gruppi Yan Taru poi si sparpagliavano nei villaggi, per formare altre educatrici itineranti dette jajiis. La figlia di Usman dan Fodio eserciterà dunque un ruolo pubblico che influenzerà a lungo molte altre pensatrici africane. Questa breve storia della Nigeria per dire quanto poco sappiamo dell’Africa e quanti stereotipi lontani dal vero ci allontanano da questo continente. La mostra napoletana è anche questo, una possibilità da non perdere di confronto e di arricchimento personale dato da questo Paese, la Nigeria, che dovremmo imparare a conoscere molto di più.

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