“Sisters Wine and Creativity”, un angolo di cucina veneta e non solo a Piano di Sorrento

foto6“Ille terrarum mihi praeter omnis angulus ridet”, quest’angolo di terra più d’ogni altro mi rende felice, è una frase famosa di Orazio che il poeta lucano scrive nelle Odi, a chi ha studiato il latino viene sempre in mente quando di un luogo ci s’innamora e in quel posto si decide di mettere radici, e quel posto diverrà col tempo tanto importante nella propria esistenza, che anche quando non ci saremo più, “resterà ad aspettarci”, lo scrive Cesare Pavese che i piccoli paesi adorava. Sono partito da lontano per spiegarvi il perché due ragazze di Motta di Livenza in Veneto tre anni fa decisero di stabilirsi in penisola sorrentina, per una scelta dettata soprattutto dal cuore, semplicemente come Norman Douglas o Axel Munthe venivano dal Nord e si sono innamorate del Sud. Parlo di Sonia e Barbara Favaro che da qualche giorno a Piano di Sorrento hanno inaugurato il loro “Sisters Wine and Creativity” un locale piccolo ma accogliente dove gustare del buon vino e assaporare crostini, che in Veneto chiamano “cicchetti“, ma anche primi piatti e secondi, anche da asporto. foto1Una cucina raffinata e elegante con un tocco di originalità anche nel piatto più tradizionale a prezzi contenuti e soprattutto una carta di vini veneti di tutto rispetto, perché le sorelle sono decise a farci conoscere il vino della loro terra. Sonia e Barbara hanno cominciato la loro avventura nella ristorazione italiana aprendo alcuni anni fa il loro primo locale “La Dispensa” a San Donà di Piave città divisa tra industria e turismo, Treviso e Jesolo, dove un fagiano con misticanza innaffiato con Rabosello è sempre da assaggiare. Si sono poi trasferite in Friuli dove hanno gestito un’enoteca e lì hanno affinato la loro conoscenza del vino e delle Aziende vitivinicole del Nord-Est. foto5Sonia è orgogliosa del vino che offre alla sua clientela perché di ogni bottiglia conosce l’azienda e il vitigno, è un piacere parlare con lei di enologia anche perché non si perde in note di degustazione e paroloni tecnici che servono solo a impressionare. Dal Friuli poi le Sisters sono approdate nella città de Gran dottori, Padova, dove hanno lavorato al Caffè Pedrocchi un’istituzione in Veneto, il caffè senza porte perché vi si potesse accedere a tutte le ore del giorno e della notte che volle Antonio Pedrocchi nel 1816, che ha avuto tra gli ospiti più illustri Stendhal, Alfred De Musset, George Sand, Téophile Gauthier, Gabriele d’Annunzio, Eleonora Duse e Filippo Tommaso Marinetti. Dal Pedrocchi le sorelle Favaro hanno avuto un’esperienza a Porto Cervo, quindi Roma e nella capitale avrebbero probabilmente messo radici definitive se non fossero capitate a Marina del Cantone e deciso, innamorandosi della penisola sorrentina, che questo era il loro angulus ridet dove stabilirsi per sempre. foto4Le sorelle Favaro propongono un apericena a base di cicchetti, crostini o bruschette come le chiamiamo noi. Se Sonia è la sommelier, Barbara è invece lo chef della coppia, che in questi giorni propone: baccalà mantecato, salsa in saòr con le cipolle, uova di quaglia con peperoni e acciughe, polpo rosticciato su riso nero basmati parmigiana, uova strapazzate, ma anche dei fritti sempre riveduti e corretti, come arancini con mortadella e pistacchi, crespelle alla verdura e ricotta. Infine Barbara che si cimenta anche nella pasticceria, propone crostate, biscottini alle amarene o con le mandorle e salame al cioccolato con rum. foto2Devo confessarvi che questa ragazza l’ho vista sempre ai fornelli, sembra Isabella Candeloro prigioniera delle proprie pentole de lo cunto di Basile, ma la strega di Altamura non l’avrà vinta ancora una volta perché “Isabella/Barbara” riesce sempre a sfornare una pietanza più buona della precedente. Ci fa piacere avere accolto nella nostra comunità queste due imprenditrici simpatiche, piene d’iniziativa e cordiali che arricchiranno con la loro esperienza l’offerta culinaria della ristorazione “carottese”, ora mi toccherà spiegare loro perché gli abitanti di Piano si chiamano carottesi, che non è complicato, ma neanche breve; occorre però un bicchiere di vino per sciogliere la lingua. “Ah, chi ga inventà el vin, se nol xe in Paradiso, el xe vissìn!” Arlecchino.

di Luigi De Rosa

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