Dall’emergenza covid all’accesso “contingentato” ai lidi della Penisola Sorrentina…

spiagge-metaCosa ci resterà di questo 2020? Abbiamo imparato nuovi vocaboli dal suono apocalittico come cluster, altri dal sapore romitorio come distanziamento sociale. Oltre a ciò, abbiamo indossato mascherine di varie fogge ed in vario modo, non sempre corretto e ci siamo, finalmente, tolti la maschera d’ipocrisia che avevamo attaccato sulla pelle con tanta cura e in tanti anni.
Dopo le migliaia di morti e le chiusure, terminata la fase acuta contraddistinta dai bollettini giornalieri, riteniamo che tutto sia alle spalle e che pertanto abbiamo il diritto di tornare al modo di vivere fatto di incontri, divertimento e, perchè no, sballo.
Tutti affermano che l’epidemia e passata e che, quindi, sia giusto che tutto torni come prima. E’ possibile ciò?
Prestando ascolto a quanto avviene nel resto del mondo: nulla è passato, anzi. Dando fiducia ai governanti: esiste il rischio di una recrudiscenza dell’epidemia. Leggendo i post degli oppositori del governo: si va verso una deriva autoritaria fondata sull’indotto senso di pericolo.
Di poi gli abbuoni, le dilazioni, i prestiti a pioggia, le sovvenzioni, la cassa integrazione. Tutte misure volte ad accontentare tutti, anche senza motivo palese. I dipendenti soffrono, gli imprenditori soffrono, i professionisti soffrono e allora li si accontenta dando loro una mancetta, o manciona a seconda dei casi, senza risolvere nulla e senza sostare la questione di un passo.
Da marzo ad oggi abbiamo assistito al tutto e subito per tutti ed arriva l’estate. I gestori di strutture recettizie e balneari, di intrattenimento e svago piangono miseria e minacciano il suicidio se non fisico di certo civico causa i mancati introiti sul previsto.
Posso ben comprendere il gravame del pagamento dei tributi, semplicemente posticipati, ma non posso dimenticare l’enorme mole di evasione e sfruttamento di lavoro in nero che sta dietro a tutte queste attività produttive e di servizio.
I notiziari riportano di una grave crisi occupazionale. Ma davvero bisogna credervi? Basterebbe che l’organo di controllo incroci i dati con INPS per constatare che tantissimi dei cosiddetti stagionali vengono impiegati senza regolare contratto e senza rispettare quanto stabilito nei contratti nazionali collettivi di categoria. Ma si sa: o mangi questa minestra o ti butti dalla finestra.
E poi arriva il caldo e i lidi magicamente si riempiono ugualmente.  Rimangono però le disposizioni sul distanziamento che se per gli stabilimenti in concessione sono a carico dei gestori degli stabilimenti, per le cosiddette spiagge libere (demaniali) sono in capo alle singole amministrazioni comunali. Fermo restando l’incapacità a effettuare controlli.
Da decine di anni le vie assolate e spesso sozze oltre il concepibile della Penisola Sorrentina sono percorse da centinaia di pendolari forzati della tintarella che sciamano dalle stazioni ferroviarie verso il mare come in parata accompagnati dalle canzoni di Nino D’Angelo, ieri, ai nuovi neo melodici, oggi. La famiglia, o il gruppo, muove compatto con ombrellone, sdraio, frittata di maccheroni e anguria. Così era, così è e, con ogni probabilità se non cambiano le politiche sull’accoglienza, così sarà.
Sembra ieri che il popolo della penisola protestava sotto la pioggia contra l’allora ministro degli interni reo di non consentire gli sbarchi di migranti. Lo stesso, che oggi, inneggia ai sindaci che riservano i litorali a chi risiede nel comune, perchè è alquanto disdicevole essere nati a San Giuseppe Vesuviano o a Pompei invece di Meta, Piano o Sorrento.
Questa è ipocrisia bella e buona e razzismo.
Nulla c’è di nuovo sotto il sole. Ieri come oggi i trenini della Circumvesuviana, ora EAV, vengono presi d’assalto, tante volte anche senza pagare il titolo di viaggio, da questo turismo balneare mordi e fuggi ma mai prima d’ora sono stati respinti come “indesiderati”.
Spieghino, i signori Sindaci della civilissima e acculturata Penisola Sorrentina, se questa è la soluzione migliore o è solamente la soluzione più semplice, meglio se semplicistica, per affrontare un problema di cui sino allo scorso anno non si è tenuto conto.

di Vincenzo Romano

Stampa