Riflessioni sul peperoncino con Mirco Bindi e Vincenzo Califano

peperoncinoRaccolgo il peperoncino che ho nel mio giardino, ho seguito pedissequamente, come neofita, tutte le procedure, anzi, come si dice di questi tempi ho seguito tutti protocolli del bravo coltivatore. Il peperoncino e di un rosso vivido, al tatto morbido, lo immergo nell’acqua, lo pulisco, lo taglio e ne osservo placenta che non ha una vena di verde. Lo mastico testandone consistenza e sapore mentre gli occhi cominciano a lacrimare: perfetto. C’è stato un tempo in cui il pepe era carissimo e riservato ai ricchi, veniva esportato dall’estremo oriente è come spezia fece la fortuna delle Repubbliche marinare, ne sa qualcosa la vicina Amalfi. Avere il pepe a tavola all’epoca voleva dire che eri un multimilionario. Il peperoncino invece arrivò sulle nostre tavole grazie a Cristoforo Colombo, insieme ai fagioli, alle zucche, ai pomodori e al tabacco. Il peperoncino dunque non ha la nobiltà del pepe ma quell’aria bonaria e spaccona dell’America e degli americani. Eppure è un alimento che ci ha cambiato la vita in meglio. Innanzitutto gli europei impararono presto a coltivarlo e da noi questa pianta mise subito radici. E’ un buon apportatore di vitamina C, sostanze antiossidanti protettive, acidi grassi polinsaturi, e per tutto questo ha effetti benefici sul sistema cardiovascolare, riduce il colesterolo “cattivo” aumenta quello “buono” (British Journal of Nutrition, 2017). La piccante capsaicina migliora il controllo di appetito e sazietà (European Journal of Pharmacology, 2013) e stimola il rilascio di ossido nitrico da parte della parete arteriosa, migliorando il controllo della medesima parete arteriosa. Lo studio Moli-Sani conferma che il consumo regolare di peperoncino riduce il rischio di mortalità (Journal of the American College of Cardiology, 2019). Una ricerca presentata ad Experimental Biology 2019, pubblicata online su Plan.core-apps.com e presentata durante l’incontro annuale dell’American Society for Investigative Pathology, ha dimostrato che la capsaicina del peperoncino potrebbe essere in grado di rallentare l’avanzare delle metastasi del cancro ai polmoni. Secondo quanto riferito dall’American Cancer Society, il tumore ai polmoni è la principale causa di morte per neoplasia fra gli uomini e le donne degli Stati Uniti. I dati americani parlano chiaro: 228.150 persone svilupperanno un tumore ai polmoni nel 2019 e sempre nel medesimo anno saranno 142.670 i pazienti che ne moriranno. La maggior parte di queste morti avviene a causa delle metastasi dei tumori polmonari in altri sedi del corpo. Ma la nuova ricerca con a capo Piyali Dasgupta (Ph.D) della Marshall University Joan C. Edwards School of Medicine di Huntington della West Virginia ha suggerito che la capsaicina contenuta nei peperoncini potrebbe arrestare lo sviluppo di metastasi. Chiedo venia per questa sfilza di rimandi scientifici ma in epoca di fake news, credo sia giusto darvi l’opportunità di andare ad verificare quello che scrivo.

Mirco Bindi

Mirco Bindi

Devo anche confessarvi che la mia curiosità per gli alimenti e il cibo è nata quando ho conosciuto il dottor Mirco Bindi, medico oncologo, e avuto il privilegio di leggere il suo saggio “Il cibo sia la tua medicina. Manuale di sopravvivenza” edito da Calosci nel 2019, curato dal giornalista Vincenzo Califano. Scrive Bindi: “Le cause del cancro sono sostanzialmente tre: genetiche, ambientali e nutrizionali. Le alterazioni genetiche presenti alla nascita sviluppano tumori per lo più in età giovanile, ma la loro incidenza è estremamente bassa: 0.01%. Ciò significa che madre natura ha costruito un sistema quasi perfetto. L’evoluzione ha impiegato miliardi di anni per arrivare all’uomo e la sua complessità si ritrova in ogni singola cellula del corpo. il-cibo-sia-la-tua-medicinaLe cause ambientali sono ritenute oggi le responsabili della maggioranza dei tumori. Il dott. Percival Pott impiegò trenta anni per capire che la fuliggine era responsabile del cancro allo scroto degli spazzacamini a Londra nel 1775. Per bandire il DDT ci sono voluti 31 anni in America e 39 anni in Italia. Grazie al DDT nacque il movimento ambientalista. Intanto nelle balene c’è più DDT che grasso e in Sardegna ne spruzzarono 11 milioni di litri. Scoprire la relazione tra tossicità e malattia è un’impresa ardua. Di solito l’identificazione avviene tardi per l’insorgenza di una malattia o di una deformazione. Da Roentgen (lo scopritore dei raggi X) ai Curie e ai primi pazienti, tutti svilupparono il cancro. Le radiazioni da allora sono considerate cancerogene e il loro uso è ristretto solo a specifiche indicazioni. Per esempio gli screening mammografici sono attuati solo su donne >50 anni, mentre per i malati di cancro sottoposti a radioterapia il rischio di un secondo futuro cancro è messo in minoranza rispetto al problema immediato”. Il discorso è lungo e articolato, vi invito a leggere il testo di Bindi e Califano, se avete voglia di capire e approfondire l’argomento non ne rimarrete delusi. Quello che mi premeva dire in questa sede a chi oggi come me è alle prese con un mondo che è cambiato è che la nostra salute è strettamente collegata a ciò di cui ci nutriamo. Anche il covid_19 si combatte a tavola, con un’alimentazione corretta, oltre a una cura attenta della propria igiene e del proprio corpo. Io modestamente credo e spero che al SARS-CoV-2 si troverà un rimedio, me senza voler vestire i panni di Cassandra, a altre pandemie, se il rapporto dell’uomo con la Natura non cambierà, dovremo prepararci e l’unica strada e nutrirci bene. Noi siamo quello che mangiamo, lo scriveva Ludwig Feuerbach nel 1804. Mi auguro che al Miur pongano sempre più attenzione all’Educazione alimentare, disciplina che i ragazzi dovrebbero conoscere tanto quanto le altre materie. Come vedete partendo da un semplice peperoncino si apprendono nozioni fondamentali sulla nostra salute. Sapete c’è una netta differenza tra mangiare e nutrirsi. L’atto del mangiare ci consente di apportare energia al nostro organismo. Quando mangiamo, infatti, non facciamo altro che immettere “carburante” nel nostro corpo per consentirgli di svolgere tutti i processi che ci mantengono in vita. La nutrizione, invece, è un processo più complesso perché non si tratta del semplice atto di ingerire ma dell’insieme di tutti processi biologici che consentono la scomposizione dell’alimento, assimilazione dei nutrienti e utilizzo di questi stessi per garantire la sopravvivenza e l’attività del corpo. I cibi che scegliamo quotidianamente nella nostra alimentazione ci trasformano dall’interno e possono influire positivamente sulla qualità e la durata della nostra esistenza. Torno al peperoncino, ora sfoglio il caro vecchio ricettario dell’Artusi e decido come nutrirmi.
di Luigi De Rosa
(nella foto peperoncini raccolti a Ieranto, Massa Lubrense, non trattati, chilometro zero, anche questa è prevenzione)

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