Marò Italiani in India…Andiamoli a prendere!

marò italiani

di Gaetano Mastellone

Sulla vicenda dei nostri due marò, Latorre e Girone, si è registrata una nuova “sceneggiata indiana”, ancora un rinvio da parte della Corte Suprema dell’India!  Non se ne può proprio più!
Personalmente sono davvero arrabbiato di come, da due anni, si sta gestendo questa situazione dei nostri due grandi e coraggiosi marò. Basta! Come Cittadino della repubblica italiana ho deciso di scrivere il mio pensiero che nulla risolverà ma almeno è un atto pubblico di solidarietà verso i due marò e verso le loro famiglie che, a differenza di noi tutti, soffrono in silenzio con grande compostezza e senza isterismi. Queste famiglie sono esempi di vera italianità. Perché ancora un rinvio per sapere il destino di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone? Si sarebbe dovuta tenere l’udienza, forse, decisiva per le speranze di rimpatrio dei due fucilieri, ma la Corte Suprema ha rimandato nuovamente la decisione alla prossima settimana.

LA STORIA DEI FUCILIERI ITALIANI

Ripercorriamo brevemente questa triste storia per fare un po’ d’ordine mentale. Il caso, è noto: il 15 febbraio del 2012 Latorre e Girone furono bloccati dalle autorità indiane per l’accusa di omicidio di due pescatori indiani. Da allora, è iniziato un lunghissimo tira e molla tra l’India e l’Italia, compreso l’atto del Governo italiano di far rientrare in India (non condivisibile) a cavallo tra 2012 e 2013, dopo una “licenza” per le festività natalizie. Ma cosa hanno fatto i due marò? C’è da premettere che stavano lavorando per difendere in acque internazionali una nave italiana. L’Italia per colpa della pirateria locale esistente in quei mari è stata costretta a far presidiare il naviglio mercantile in navigazione con un presidio armato affidato a fucilieri del Battaglione San Marco che notoriamente sono affidabili, ottimi soldati e molto efficienti. I due marò in questione erano imbarcati sulla nave Enrica Lexie e non vedo come possa dunque configurarsi nei loro confronti un’accusa di pirateria per aver involontariamente ucciso due pescatori indiani dei quali erano state equivocate le intenzioni. Perché la barca dei pescatori si era messa a inseguire la nave italiana? Credo che militari sotto comando di uno stato sovrano non possano mai essere altro che soldati e come tali vanno trattati secondo le regole dei rapporti tra Stati. L’India si sta dimostrando come uno Stato, dove vige un oscuro angolo di arretratezza giuridica. Son passati due anni per formulare un capo d’imputazione! A mio parere è evidente la strumentalizzazione del caso per fini politici interni, volgarmente elettoralistici, in barba ai trattati internazionali.

L’ITALIA INCAPACE…

Questi indiani stanno approfittando di aver a che fare con un’Italia incapace di far valere i propri diritti, probabilmente per altrettanto volgari interessi economici? Non lo voglio neanche pensare! Il nostro Paese si sta facendo ricattare. Abbiamo dimostrato tutta la nostra debolezza e abbiamo anche dimostrato di essere incapaci di difendere le nostre ragioni. Rammento che l’Italia, sempre per la propria debolezza, aveva avuto un atteggiamento diverso verso i piloti statunitensi nell’occasione dell’incidente del Cermis! Ho recentemente letto un bel commento, che riporto, sul fatto parallelo del Cermis e dell’India. Noi italiani in quel caso abbiamo preso uno schiaffone e ce lo siamo tenuti offrendo cristianamente l’altra guancia. Ma visto che le guance sono due, come aveva spiegato in un film sulle persecuzioni anticristiane nel Messico dell’ottocento un sacerdote che non aveva esitato a sferrare un pugno al suo aggressore, avremmo dovuto mostrare il volto serio e deciso di uno stato che non è disponibile a subire un sopruso. Invece la questione, nata male per effetto del comportamento del comandante del mercantile è proseguita peggio con incertezza di comportamenti sul piano diplomatico e giudiziario. Errori che paghiamo. Visto l’atteggiamento apertamente ricattatorio dell’India avremmo dovuto applicare misure atte a dissuadere dal proseguire nell’atteggiamento ostruzionistico e dilatorio. Insomma qui si sta “giocando” sulla pelle dei due militari. Non voglio neanche pensare, mi ripeto, che si sta “giocando” per tutelare gli interessi economici di chi deve fare affari con l’India! Di cosa parliamo? Nell’anno 2012 il totale delle esportazioni verso l’India, secondo alcune stime, dovrebbe essere salito ad oltre 4 miliardi di euro. In particolare le esportazioni italiane verso il Subcontinente indiano sono cresciute e l’Italia si colloca al quarto posto dopo Germania, Belgio e Gran Bretagna e davanti alla Francia. Un mercato che dimostra potenzialità di crescita importanti, ed è dunque “ovvio” (non certo per la maggior parte degli italiani, io son con loro) che gli imprenditori più impegnati nell’area temano che l’incidente nel Kerala possa mettere a rischio questo trend positivo. Io affermo quanto segue. In queste situazioni prima vengono gli uomini, il senso della Patria e la dignità dello Stato. Latorre e Girone non sono terroristi! Punto. “È un’accusa che ci fa molto male non solo come militari, ma anche come genitori e uomini – queste le parole dello stesso Latorre – Come militare professionista italiano che combatte la pirateria, questo mi rammarica molto”.

IN ULTIMA ANALISI COSA FAREI SE FOSSI CHI DI DOVERE

Una premessa. Riepilogando: i nostri due marò stavano scortando una nave in acque internazionali, causa l’incapacità di quella nazione di sottosviluppati a tenere puliti i loro mari. Non sono neppure in grado d’istruire i loro pescatori! Vi sembra normale che in un mare infestato dai pirati un peschereccio si metta a inseguire una nave mercantile? C’è in Italia un forte sentimento, al quale mi associo, che se non ci ridanno immediatamente i nostri militari dovremmo andare a riprenderceli con le buone o con le cattive, e se la Nato o l’Europa non ci appoggia rientro immediato delle nostre truppe da ogni missione, via le basi Nato dall’Italia e fuori dall’Europa. Serve un vero coraggio italico. Contro un’azione forte ci vuole un’altra azione altrettanto forte.
In ultima analisi, cosa fare? Manderei una nave militare nelle acque internazionali, farei partire un elicottero con una squadra di assaltatori (facendomi aiutare anche dagli Usa, se vogliono) e li prenderei per riportarli a casa!
La loro casa è l’Italia, non certo l’India.

Stampa