Quote rosa, non più schegge, ma protagoniste

Lucia Gargiulo, consulente del lavoro

Per celebrare l’8 marzo, Festa della Donna, pubblichiamo questo articolo di Lucia Gargiulo, consulente del lavoro, componente del Centro Studi ANCL SU Regione Campania “On.le V. Mancini” che efficacemente riassume il senso di una presenza, di un ruolo, di un protagonismo femminile a 360 gradi nella società contemporanea.

Anche se la donna ricopre il ruolo più importante, come quello di madre, di sposa, di musa ispiratrice, tende ad occupare sempre di meno posizioni dirigenziali. Anche nel mondo della politica, sono minime le presenze femminili. Spesso ci si lamenta che dovrebbero essere sempre di più le donne impegnate nella “cosa  pubblica”, ma dietro a tale lamentele, si nascondono ancora oggi misoginia, pregiudizio e anche una buona dose di timore. Anche se si parla tanto di pari opportunità è triste constatare che le quote rosa ancora non hanno eguali possibilità di venire elette, dovrebbe esistere una reale parità, nel senso che hanno diritto al 50% dei posti disponibili. Molte donne si trovano a barcamenarsi tra lavoro, famiglia, figli e nonostante tutto s’impegnano in prima fila, nelle istituzioni e nei partiti politici, tutto questo deve essere  considerato come valore aggiunto. Se si  coinvolge una donna in politica, sia se parliamo in ambito locale che in quello nazionale, si può trarre beneficio, nel senso che una legislatura, con più presenze femminili è molto più attenta alla condizione di donne , bambini e famiglie. In molti paesi, le donne in Parlamento hanno promosso e contribuito ad approvare legislazioni in materia d’infanzia. Le donne parlamentari, per esempio in Ruanda, hanno contribuito all’aumento di spesa per Sanità e istruzione e al varo di provvedimenti a favore dei bambini con disabilità. Ci sono diverse tematiche importanti, riguardanti le donne e la famiglia, come la violenza e lo sfruttamento, la privazione della libertà, le molestie, che andrebbero discusse e promosse da donne in politica. Molti sono convinti che gli uomini siano più adatti delle donne a svolgere un ruolo di leader politico, mentre le donne svolgono un ruolo chiave in modo particolare nell’infanzia e contribuiscono a migliorare la distribuzione delle risorse comunitarie destinate a donne e bambini. Le donne parlamentari, sono più adatte ad apportare cambiamenti relativi alla famiglia, donne e bambini, naturalmente non tutte le parlamentari donne danno certezze, perché ogni legislatore o leader politico, si distingue per personalità e posizione ideologica. Comunque ci rendiamo conto che le quota rosa per la società rappresentano un importante mezzo di affermazione e partecipazione femminile, preziosa e stimolante per tutti. Diverse donne dopo essersi distinte nell’associazionismo e nel volontariato, entrano in politica. Il rinnovamento della classe politica, mediante l’inserimento delle quote rosa, mantiene il contatto con le esigenze vere dei propri cittadini, ed è un valore fondamentale per poter portare innovazione, crescita e benessere, mettersi in gioco non deve essere soltanto un dovere, ma soprattutto un piacere, mantenendo un filo diretto con chi vivendo quotidianamente la città deve avere l’opportunità di esprimere i propri pensieri, dubbi o esigenze a chi ne costituisce “l’organo istituzionale”. Visto che la donna dà la Vita, deve essere partecipe alla Vita..non deve vivere un gradino sotto il maschio, ma sullo stesso gradino, la donna è pari all’uomo. La donna può lavorare e contribuire in egual misura per la società senza essere di peso o ghettizzata come una volta. Per la concreta attuazione dell’uguaglianza sostanziale tra uomo e donna nel mondo del lavoro, si è siglato un protocollo di intesa tra il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e il Consiglio Nazionale dei Consulenti del Lavoro, L’Associazione Nazionale Consulenti del Lavoro A.N.C.L.. S.U., con l’intervento della Consigliera Nazionale di Parità. Quella di unire questi protagonisti del lavoro, è stata un’ottima scelta, essendo esperti del settore, possono essere di aiuto  alle persone per entrare e rimanere nel mondo del lavoro. Il protocollo di intesa deve essere lo strumento di conoscenza, professionalità ed impegno a realizzare su tutto il territorio nazionale un’iniziativa di pari opportunità, e presso le aziende assistite dai vari consulenti, una parità di salario, cercare di aumentare il numero di presenze femminile negli organi istituzionali ed associativi. Le attività che le parti firmatarie del Protocollo s’impegnano ad attuare si prefiggono il seguente scopo: abbattere gli ostacoli che sul luogo di lavoro sono da impedimento al pieno sviluppo della professionalità femminile, aiutando le donne sia inserirsi nel mondo del lavoro, sia al rientro dopo una maternità, tutto questo tramite corsi tecnico-professionali. Se fino ad ora le donne sono state una sorta di lato oscuro della luna, cioè presenti ed agenti, ma invisibili, ora non più oscuro, al contrario ricco di interesse e valenze sociali, culturali. Facendo assumere più spessore e vigore anche le invisibili: le religiose, le massaie, le segretarie, facendole sedere nella grande platea accanto a quelle,  italiane più note , artiste, politiche, sindacaliste..e quella platea acquisisce sostanza, verità e si arricchisce di sfumature esclusive, inedite. Bisogna ripescare dal silenzio e dall’oscurità, le presenze femminili, facendole uscire di casa, dandole un lavoro retribuito e allontanarle da un clima di sospetto e collocarle in luoghi di lavoro, tutelati dalle leggi sulla sicurezza del lavoro, evitando loro lavori sotto pagati,  senza misure di sicurezza e senza il rispetto delle norme sui vari contratti di lavoro e di categoria. E’ esistito, anche se c’è stato un’irruzione di modernità, un  muro legislativo e culturale, che ha confinato le donne nell’ambito della casa e del privato, e che sgretolarne i mattoni, forzandone qui e là gli accessi, ha richiesto anni e anni di sforzi. Lo scopo è quello di dare voce a queste presenze femminili, creando canali preferenziali, attività e orientamenti non direttamente modellati sul ruolo pubblico maschile, quindi progettando uno “spazio donna”, gestito dalle rappresentanze dei Consulenti del Lavoro, in collaborazione con le parti firmatarie del protocollo, da inserire nel circuito dell’informazione mediatica, approfondendo temi di maggiore interesse, tipo conciliazione lavoro e famiglia, servizi all’infanzia ecc. Naturalmente  i protagonisti del Protocollo d’Intesa s’impegnano ad incontrarsi almeno annualmente per monitorare le attività e i risultati ottenuti. Il lavoro non ha “colorazione politica” come  ha introdotto il Presidente CDL di Napoli Edmondo Duraccio, al “I Forum sul lavoro”, organizzato dal Consiglio Provinciale di Napoli e dall’ ANCL provinciale di Napoli, ma non ha neanche sesso, nel senso che non deve privilegiare solo lavoratori, ma anche lavoratrici,  l’8 marzo non deve passare come la festa che si regala la mimosa o scatenarsi in una serata..molti non sanno che le origini della festa dell’8 marzo, risalgono al lontano 1908, quando pochi giorni prima di questa data a New York, alcune operaie di un’industria tessile, scioperarono per alcuni giorni per protestare contro le inadeguate condizioni in cui erano costrette a lavorare, finché l’8 marzo il proprietario, bloccò tutte le porte della fabbrica per impedire alle operaie di uscire. Allo stabilimento venne appiccato il fuoco, le operaie bloccate all’interno,  morirono arse dalle fiamme. Ai giorni nostri la festa è molto attesa, alcune associazioni organizzano manifestazioni e convegni per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’argomento, ma alcune categorie, come i ristoratori e fiorai, anche se  non conoscono le origini di tale ricorrenza, per loro è solo un modo di aumentare il proprio volume di affari. Quindi man mano con il passare degli anni,  ci si allontana sempre di  più dal  vero motivo della ricorrenza“. (Lucia Gargiulo)

Stampa