Intervista a Il Giornale. Lauro: voglio una legge contro i privilegi, ma la casta frena

Raffaele Lauro (PDL)

ROMA – E’ necessaria sobrietà prima nella sfera pubblica che in quella privata”. Parola di Raffaele Lauro, che si presenta così: “Non sono un moralista, ma mipiace la moralità. E’ diverso“. Distinguo lessicali a parte, il senatore sorrentino del PDL, è un esperto del ramo. Fu lui a presentare un disegno di legge per abolire i senatori a vito (“un residuato men che medievale“), è sempre lui ad aver presentato un anno e mezzo fa un altro ddl contro i privilegi dei potenti.
Addirittura, un esponente della Casta che lotta contro la Casta stessa…
“Ma si. Affittopoli è una denuncia giusta, direi fondamentale, ma dobbiamo affrontare il problema dalla testa, dai privilegi di cui beneficiano tutti coloro che rivestono incarichi pubblici, dalle più alte, come le presidenze di Camera e Senato, agli enti locali.
Che ne è del suo ddl?
Diciamo che da quando l’ho presentato non ha fatto un passo avanti. Ora io non pretendo che solo perch+ l’ho presentato vada avanti. Ma certo ciò dimostra che non c’è nessuna sensibilità   sui privilegi che riguardano tutti i vertici dello Stato, che in una democrazia sono inconcepibili. 

Nemmeno un po’ di sostegno da parte dei suoi colleghi?
Non posso dire che ci sia ostilità, ma di certo indifferenza: i privilegi vengono considerati acquisiti. Per questi è la stampa che deve fare da pungolo. Veda, è intollerabile ascoltare un ex presidente della Camera fare il moralista e poi scoprire che gode di appartamenti e di altri benefici dopo la cessazione del suo incarico, mentre negli USA un presidente appena cessa il suo incarico torna un cittadino comune. Se i cittadini fossero informati non amerebbero molto questi moralisti all’acqua di rose.
Moralisti dalla doppia morale?
Diciamo neopuritani. Ma il neopuritanesimo ha fatto molti danni, ha portato a dittature religiose la moralità pubblica è ben altro dai comportamenti sessuali del presidente del consiglio, ha a che fare con la trasparenza. Ma quando si vogliono alterare i meccanismi del consenso stimolando il moralismo dell’opinione pubblica, ebbene io inizio a temere.

(Da “Il Giornale” del 20 febbraio 2011 di Andrea Cuomo)

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