La Rana: “C’era una volta terra di lavoro…”

Focus sulla situazione della criminalità economica nella provincia di Caserta.
“Sono trascorsi molti anni da quando (1997) uscii dalla Questura di Caserta in compagnia dell’ispettore di Polizia che era stato incaricato di indagare sul misterioso omicidio di Enzo Passariello, titolare di una impresa di pulizia, operante, per un paradossale ossimoro, in uno dei settori economici più inquinati; il fratello della vittima, presente con noi, mi aveva incaricato di seguire le indagini come legale. Mentre passeggiavamo per una centralissima strada, l’ispettore ci indicò vari esercizi commerciali, a suo dire <<tutti controllati dai Casalesi>>. Nel 2003, nella sede di un consorzio di cooperative di edilizia, il presidente dello stesso, appreso casualmente che io mi occupavo non solo di cooperative ma anche di processi penali, mi mostrò un rinvio a giudizio, a suo carico, per omicidio colposo. Negli anni a seguire, quale dirigente di una centrale cooperativa, capii che la camorra, casalese e non, sovente utilizzava cooperative (a partire dalla famosa “Kennedy”) per i suoi loschi affari. Oggi, a distanza di tanti anni, mi ritrovo a vivere l’esperienza, oramai alle battute finali, di essere stato e di essere l’unico avvocato di parte civile in un processo nel Tribunale di Santa Maria Capua Vetere contro i Casalesi; quelli che investono e riciclano nel commercio e nell’edilizia, non quelli delle scorribande pulp alla Peppe Setola. E’ ancora presto per un bilancio di questi anni, tanto più che lì ho ancora in corso processi penali importanti, come le frodi nei settori bufalino e assicurativo. Ma una cosa sulla provincia di Caserta oramai mi è chiara, a prescindere da Saviano: la sua criminalità, stragista ed affarista, extracomunitaria e indigena, rende quella provincia non solo diversa da qualunque altra zona dell’Europa Occidentale, ma perfino dal Sannio, dall’Irpinia e dal Salernitano”.
Agostino La Rana
(30/07/2010)
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